Studi e Ricerche

l'influenza dei salti nell'insorgenza della tendinite rotulea

Nel corso della mia attivita' di giocatore di basket ho dovuto affrontare , a mie spese , questo problema che affligge in maniera specifica chi pratica gli sport di salto , ( cestisti , pallavolisti e saltatori in alto e lungo nell'atletica ) tanto è vero che si parla di GINOCCHIO DEL SALTATORE , ma anche gli altri sport non ne sono esenti

lo scopo di questo studio è valutare l'influenza dei salti nell'insorgenza della tendinite rotulea

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La tendinopatia rotulea è una delle più conosciute per incidenza e gravità dei sintomi, ed interessa l’apparato estensore del ginocchio di quegli atleti che, per la loro attività, eseguono, in modo intenso e ripetitivo, movimenti di corsa e salto, come ad esempio avviene nella PALLAVOLO PALLACANESTRO,SALTO IN ALTO e IN LUNGO.
II ginocchio del saltatore o “jumper’s knee” è una tipica tendinopatia da sovraccarico funzionale che interessa

--nel 65% dei casi l’inserzione dei tendine rotuleo al polo inferiore della rotula,
--nel 25% dei casi l’inserzione del tendine del quadricipite al polo superiore della rotula e
--nel 10% dei casi l’inserzione del tendine rotuleo distalmente alla tuberosità tibiale (sindrome di Osgood-Schlatter) (Ferretti, 1986)
nell’insorgenza del JUMPER’S KNEE sono importanti
I fattori che predispongono l’atleta all’insorgenza del jumper’s knee possono essere distinti
in estrinseci(sport praticato, metodologie di allenamento, terreni di competizione, calzature, tecnica di esecuzione dei fondamentali, etc.)

ed intrinseci (alterazioni delle proprietà meccaniche del tendine: estensibilità, elasticità, resistenza; alterazioni biomeccaniche della catena cinetica dell’arto inferiore; dismetria dell’arto inferiore; difetti di assialità; età; il livello di “tensione a riposo” dei muscoli agonisti ed antagonisti; dinamica della contrazione eccentrica e concentrica).

3 situazioni biomeccaniche
SALTO
CORSA
POSIZIONE DI DIFESA
che sono tutte situazioni biomeccaniche caratterizzata da una importante presenza di CONTRAZIONE ECCENTRICA
La fase eccentrica di un movimento ( salto passo di corsa cambiamento di direzione ) può essere suddivisa in 2 fasi
1)fase in cui l’unità mmtendinea SUBISCE UNO STIRAMENTO VELOCE SENZA CHE SI OSSERVI UN ‘APPREZZABILE PRODUZIONE DI FORZA ECCENTRICA DA PARTE DEL MM ( la velocità dello stiramento mette a rischio l’integrità della unità mm tendinea )
2)fase in cui la produzione di forza eccentrica sale drasticamente sino a raggiungere valori pari a 2 / 3 volte il peso del soggetto e risulta maggiore anche la forza prodotta dagli elementi passivi del ts connettivo sottoposto all’allungamento IN QUESTA FASE L’INTEGRITA’ DELLA UNITA’ MM TENDINEA E’ MESSA A RISCHIO DI DANNO DALL’ELEVATA PRODUZIONE DI FORZA DA PARTE DI OGNI PONTE ACTOMIOSINICO
LA FASE CHE COMPORTA MAGGIOR RISCHIO PER LA UMT E’LA 2 IN QUANTO LA NOTEVOLE PRODUZIONE DI FORZA ECCENTRICA - FATTORE DI RISCHIO MAGGIORE RISPETTO ALLA VELOCITA’ DI STIRAMENTO

I tendini, durante il salto, sono sottoposti a tensioni sia nella fase muscolare concentrica (fase di stacco) che nella fase eccentrica (ricaduta).
Analizzando con pedane di forza un semplice salto verticale (counter movementjump), la fase di atterraggio risulta, in termini di forza verticale, maggiore rispetto alla fase di spinta (Colonna, 2002)
Per ammortizzare progressivamente fino all’arresto la ricaduta è necessario sviluppare una quantità di forza in grado di annullare l’energia cinetica acquisita in volo (quantità di moto = massa del soggetto x per la velocità del corpo all’impatto), tale energia è proporzionale alla velocità massima raggiunta nel ricadere, la quale dipende dalla massima altezza raggiunta nell’elevazione. L’impulso tiene conto dellemodalità temporali con cui viene applicata la forza di ammortizzamento (forza x tempo di applicazione). Vol 12 “Analisi con pedana di forza di un salto in alto (counter movementjump”
Eguagliando l’equazione della quantità di moto con quella dell’impulso otteniamo che la quantità di forza e quindi di tensione (tensione = forza/superficie) necessaria ad ammortizzare un corpo in volo è direttamente proporzionale alla massa corporea e alla velocità, inversamente proporzionale al tempo di applicazione F = M x Vmax Dt dove M è la massa dell’atleta, Vmax è la velocità al momento dell’impatto e Dt il tempo impiegato a dissipare l’energia cinetica.

Esiste quindi una sottile linea di demarcazione tra il corretto quantitativo di carico favorente il fisiologico adattamento tendineo e l’eccessivo carico applicato che stressa il tessuto connettivo oltre i normali limitidi mantenimento e riparazione cellulare.
Stavem si riferisce al jumper’s knee in termini di “take-offknee”, sottolineando come la sollecitazione del tendine stesso in allungamento, con azione frenante, sia da considerarsi come causa scatenante tale patologia (Stavem, 1993).
Si suppone che il tendine sopporti le sollecitazioni massimali durante la fase eccentrica del movimento ed è probabile che le lesioni tendinee avvengano durante tale fase (Stanish, 1992). In effetti i sintomi clinici di tendinopatia in molti atleti si manifestano soprattutto durante la fase eccentrica del movimento

Le indagini strumentali, quali l’ecografia e l’esame RMN, mostrano le classiche alterazioni di segnale a carico del tendine rotuleo, alla sua inserzione alla rotula, con ispessimento del tendine stesso che si traduce a livello ultrastrutturale in degenerazione mucoide, iperplasia dei tenociti, e perdita della normale architettura longitudinale delle fibre collagene (Yu Js,2000).
Cook et al. hanno tuttavia evidenziato aree ipoecogene a carico del tendine rotuleo in atleti asintomatici in una percentuale del 22% rispetto al 4% di un gruppo di controllo di soggetti sedentari (Cook e tal., 2005).

Tale degenerazione tendinea può essere letta come un fattore predisponente la patologia. Pare che il sovraccarico ripetuto sia la principale causa patogenetica del ginocchio del saltatore.
Secondo alcuni autori la struttura tendinea subisce un continuo rimodellamento causato dal sovraccarico, sia a livello cellulare che a livello della matrice extracellulare(Zamora AJ, Marini JF, 1988).
Attraverso questo progressivo rimodellamento il tessuto tendineo si adatta ai carichi crescenti cui viene sottoposto durante l’esercizio. Se tale adattamento è sufficiente a mantenere l’integrità strutturale, il tendine risulta “pronto” a ricevere il progressivo aumento del carico (Melegati e col., 2000).
Se viceversa l’adattamento ed il tempo di recupero sono insufficienti a mantenerne l’integrità, il tendine rimane in una situazione temporanea di debolezza che, in caso di improvvise sollecitazioni, predispone lo stesso tessuto tendineo alla lesione.


nella Pallavolo

CARATTERISTICHE MOTORIE E TECNICHE DELLA PALLAVOLO
-È un gioco che utilizza la palla,ma a differenza di altri giochi (calcio e pallacanestro)che non specificano il modo con cui la palla deve essere toccata, la pallavolo indica, per regolamento,che
-la palla non può essere trattenuta o accompagnata, quindi il tocco deve essere netto e pulito.
- Questo fatto costringe l’atleta a movimenti non naturali (da apprendere) e a gesti tecnici ben realizzati che coniughino insieme rapidità e precisione di esecuzione
-E’un gioco atletico, acrobatico, altamente spettacolare che richiede un impegno fisico e motorio non indifferente ed atleti che siano fisicamente e mentalmente predisposti a questo tipo di attività (Fontana, 1994).

La risposta motoria nella pallavolo si realizza mediante spostamenti preliminari scegliendo la posizione giusta a seconda della traiettoria della palla.
I modelli motori devono obbligatoriamente tener conto di programmi precisi da attivare nelle situazioni reali.
L’atleta deve colpire la palla con tocco netto e preciso, fissato dal regolamento e dagli schemi tattici, poiché è uno “sport di situazione” in cui la palla può presentarsi in infiniti modi (Paolini, 2001).

L’atleta necessità di programmi differenziati per avere più soluzioni possibili, inoltre occorre eseguire tutto con estrema velocità.
L’atleta deve avere rapidità di reazione e notevole capacità decisionale.
Dal punto di vista “biomeccanico”, i tipi di movimenti che maggiormente si osservano nella pallavolo sono due:

a) “movimenti udarnici”: imprimono una data velocità di volo alla palla (es: colpo d’attacco, battuta);
b) “movimenti di ammortizzamento”:ammortizzano i colpi e danno direzione precisa alla palla verso l’obiettivo (es: bagher di ricezione, palleggio).
L’atleta deve tener conto di numerosi fattori fisici:
-la massa dell’attrezzo (palla),
-l’ampiezza dei movimenti,
-l’angolo di posizione,
le condizioni motorie iniziali
-la distanza dell’obiettivo,�
(Fontana,1994).
L’impegno fisico richiesto dalla pallavolo è di tipo“medio-alto”, condizionato dal livello della gara disputata
se una delle due squadre è “superiore”, l’impegno fisico della gara sarà scarso;
questo cresce con l’equivalersi delle due compagini. Gare di alto livello agonistico possono avere durate superiori alle due ore, mettendo a dura prova le capacità fisiche e mentali dei giocatori; i quali eseguiranno decine e decine di salti, spostamenti brevi ed intensi, movimenti acrobatici e tutti dovranno essere eseguiti correttamente con precisione e con uno scopo

ANALISI DELLATECNICA DEL COLPO D’ATTACCO Il colpo d’attacco si divide in fasi: la rincorsa, il salto, il relativo colpo e la ricadutaNonostante il fatto che lo stacco si esegue in un periodo di tempo brevissimo, in esso si distinguono chiaramente tre microfasi:
la prima comincia con l’appoggio del solo calcagno sul piano del campo;
nella seconda microfase della spinta il piede poggia la parte plantare sulla superficie del campo
-cui segue un piegamento del ginocchio ed una flessione del bacino. Le braccia del pallavolista in questa microfase iniziano il movimento oscillatorio.
-nella terza microfase si ha lo stacco vero e proprio dal terreno, dovuta alla distensione delle articolazioni interessate per contrazione del quadricipite della coscia e del tricipite della tibia che lavorano in appoggio distale. Contemporaneamente il grande gluteo e il gruppo posteriore dei muscoli dell’anca (il semitendinoso, il semimembranoso e il bicipite) distendono il tronco; in seguito alla contrazione dei muscoli indicati, il corpo del pallavolista si raddrizza sotto l’azione della forza orientata in alto e un po’ in avanti. Allo sforzo dello stacco contribuiscono le forze di reazione dei movimenti rotatori delle braccia.
L’altezza del salto dipende soprattutto
dal carattere esplosivo della contrazione muscolare,
dall’aumento massimale della velocità dei movimenti rotatori
ed in buona misura dal grado dell’angolo di flessione delle ginocchia, infatti una flessione accentuata degli arti inferiori aumenta la potenza dello stacco, ma diminuisce l’altezza del salto.

Sarebbe opportuno, quindi, per sfruttare al massimo la potenza dei muscoli e la forza cinetica,flettere le gambe a livello delle ginocchia fino a 100 -115.
Se un pallavolista deve eseguire un salto da fermo, dovrà piegare le ginocchia fino a 80-90, questo perché non utilizzando l’energia cinetica deve aumentare la “rincorsa” del centro di gravità del corpo per sollevarsi
a questo punto avviene un’altra fase del colpo d’attacco, anche in questo caso i movimenti si dividono in due sottofasi,
la sottofase del volo e della rotazione, e
il movimento proprio del colpo.
La rotazione della mano destra per il colpo alla palla si esegue alla fine dello stacco; in questo periodo di tempo il braccio sinistro flettendosi leggermente a livello dell’articolazione cubitale si sposta in basso, mentre il destro continua il movimento iniziato.

Infine, il colpo d’attacco si conclude con l’ultima fase, quella dell’atterraggio, in cui l’atleta ricade su entrambi gli arti inferiori, cercando di ammortizzare tutta la forza accumulata durante il salto. In quest’ ultima fase si ha un’importante contrazione eccentrica del quadricipite, ed è forse questo il momento in cui l’articolazione del ginocchio subisce i maggiori microtraumi

IL BASKET RISPETTO ALLA PALLAVOLO E’ UNO SPORT IN CUI
.SALTO MENO IMPORTANTE rispetto alla pallavolo dove viceversa è la situazione biomeccanica + importante
.CORSA solo nel basket
.POSIZIONE DI DIFESA importanti in entrambi gli sport

PARTENDO DA QUALCHE CENNO EPIDEMIOLOGICO , Secondo Pfeirfer J. et al, la patologia traumatica nel basket è ricollegabile a gestualità tecniche specifiche come i salti (28,9%) e i rimbalzi (20,4%). Lo stesso autore evidenzia che i centri con il 42% e le guardie con il 35% sono i ruoli più a rischio d'infortuni.
(Pfeirfer J, Gast W, Traumatology und sportschaden im basketball-sport. sportverl sportschaden 6 ,91-100, 1992 24. Wiemann K, Klee A, Stretching e prestazioni sportive di alto livello, SDS 49; 9-15- 2001)
In una ricerca di Neusel E. Loffelholz M. Breuer A del 1996 (22), sui cestisti della Nazionale Tedesca di Basket, emerge che i meccanismi lesivi riguardano maggiormente gli arti inferiori al 67,5 %. In aumento appaiono i traumi dell’arto superiore al 22,6%, (distorsioni metacarfofalangee ed interfalangee 13,8%). Lesioni dovute, nella maggioranza dei casi, soprattutto alla gestione della palla ed ad un'aumentata aggressività ed intensità dei contatti fisici durante le varie fasi del gioco. . Neusel E, Loffelholz M, Breuer A, Sportverletzungen und Schaden bei basketballspielern. In: D.Z. Sportm 47 1996 7/8,415-420

In altro lavoro, presente in letteratura, sono osservati durante l’attività sportiva, un gruppo di giocatori di basket di un team d’elite. Nel corso di una stagione sportiva, che includeva 71 gare e 250 sedute d'allenamento, furono messe in correlazione età, altezza, ed altri parametri fisici degli atleti, durante la gara e gli allenamenti. Le lesioni capsulo-legamentose del ginocchio da quanto si evince, sono maggiori nel basket che nei giocatori di calcio. Tra l’altro i traumi della mano sono anch’essi più frequenti nel basket e pallavolo, che in altri sport L’età, l’altezza e la personalità dell’atleta influenzano il modello della lesione. Engel J, Baharav U, Modan M, Epidemiology of basketball injuries, Harefuah 1990 Sep;119(5-6):121-4

Hickey GJ e coll hanno effettuato un’analisi retrospettiva dal 1990 al 1995 (range medio d'età pari a 17.6) sugli eventi lesivi a carico dell’apparato osteo-mio-articolare di un gruppo di 49 giocatrici di basket d’elite, dell’Austrialian Institute of Sport. Nello screening eseguito vengono riportate un totale di 223 lesioni: 139 acute e 84 croniche. La regione più frequentemente colpita risulta il ginocchio con il 18.8%, e a seguire la caviglia con il 16.6%, mentre per la “lumbar spine” i valori erano del 11,7%. La patologia di più facile riscontro furono le distorsioni in inversione della caviglia (12.2%), il “kumper’s knee” (6.7%) e le fratture dell’arto inferiore (5.4%). Anche in questa ricerca, effettuata dal Dipartimento di Medicina dello Sport Camberra - Australia, si arriva alla conclusione che nel gruppo campione di giovani atlete di basketball vi è un’alta incidenza, come già confermato in molti altri studi, delle lesioni dell’articolazione del ginocchio e della caviglia. Le conclusioni degli autori confermano che l’incidenza delle lesioni traumatiche nel campo femminile sono in aumento. 5. Hickey GJ, Fricker PA, McDonald WA, Injuries of young elite female basketball players over a six-year period, Clin J Sport Med 1997 Oct;7(4):252-6

una pubblicazione che è il risultato di uno screening di 100 clubs di basket in un arco temporale di 5 anni nel sud meridionale della Germania. In questo studio furono seguiti 473 atleti aventi un’età media di 26.8 anni, con un range di donne 34,5%. Pfeifer JP, Gast W et al. autori di questo articolo. Pfeifer JP, Gast W, Pforringer W. Traumatology and athletic injuries in basketball. Sportverletz Sportschaden 1992 Sep;6(3):91-100
confermano che nel basket l’arto inferiore è quello più colpito 65.3%. Al vertice di questa piramide traumatologica troviamo, come del resto in tutta la bibliografia da noi esaminata, i traumi distorsivi della tibio-tarsica, che rappresentano il 45.6%. del totale. Con una classificazione didattica che vede le lesioni alle dita ancorate al 14% e la traumatologia del ginocchio al 12.9%. Nelle conclusioni si evidenzia che più dei 2/3 degli atleti, esaminati in 5 anni, soffriva di “dolori” cronici durante l’attività sportiva. Il. 43.8% dei giovani cestiti riportava continui dolori al ginocchio e il 28.1 % soffriva in maniera permanente d'instabilità all’articolazione della caviglia.
il BASKET

È considerato UNO SPORT DI SQUADRA AD IMPEGNO AEROBICO AEROBICO ALTERNATO con specifiche peculiarità rivolte ALLA RESISTENZA SPECIALE E RICHIESTE DISTRETTUALI DI FORZA MEDIO ELEVATE DOVE SONO IMPORTANTI LE QUALITA’ TECNICHE, COORDINATIVE PSICOLOGICHE (Dal Monte , Faina) Il metabolismo aerobico viene utilizzato “ ad intensità medio bassa per una durata dello sforzo abbastanza lunga come i 40’ di gioco effettivo” mentre il metabolismo anaerobico viene utilizzato per un impegno ad intensità da elevata a massimale per una durata brevissima tipo scatti, sprint, salti, cambi di direzione (G Martelli , P Benelli)

La pallacanestro è una continua successione di stretch-shortening cycle, in altre parole
di un rapido passaggio da una fase di spinta (concentrica) ad una fase d'ammortizzamento (eccentrica)
L'altezza (o il tempo di volo), ottenuta durante il corso di un salto in alto da fermo e con l'utilizzo della azione delle braccia” (Castagna), è considerata da Carlo Vittori come
“un'estrinsecazione della forza reattiva dei muscoli estensori dell'articolazione del ginocchio.”
In maniera identica, se il cestista, salta ripetutamente, sul posto a gambe rigide riesce ad esprimere una “ forza reattiva della struttura muscolare estensoria dell'articolazione della caviglia“. Vittori C, L’allenamento della forza nello sprint, Atletica Studi , 1-2, pp3-25. 1990

Nel ginocchio del saltatore
bisogna sottolineare che il quadro clinico è sempre accompagnato "…da deficit biomeccanici quali
perdita di forza dei muscoli dell’intera catena cinetica dell’arto inferiore,
contrattura e conseguente diminuzione della capacità d’allungamento, dell’unità muscolo tendinea
e conseguentemente squilibrio muscolare tra antagonisti e antagonisti deficit marcato dei muscoli flessori”
la risoluzione dei quali è il primo presupposto per il ritorno allo sport agonistico
R. D’Onofrio, A. Pintus, A.Billi, A. Tucciarone, Eccentric exercise patellar tendinopathies of the athletes high level, Scienza riabilitativa 2001;5,1:6-9

NEL jumper’s knee i fattori estrinseci
sono ricollegabili al tipo esperienze motorie, gestuali, carenti o inadeguate,
alla difficoltà dell’organizzazione spazio-temporale,
alla carenza della coordinazione e dell’equilibrio e
ultima ma non per importanza, una ridotta forza muscolare, valutabile in tutte le sue sfaccettature.
Ulteriori fattori predisponenti nelle donne sono le turbe del ciclo mestruale, quali amenorrea, dismenorreae ipermenorrea. Eventuali terapie inadeguate, squilibri muscolari, ripresa precoce dell’attività sportiva agonistica, sono fattori che concorrono ad elevare l’indici d'infortunabilità negli atleti.
Ricercatori all'Università di Michigan ed il “Cincinnati Sports Medicine Clinic” hanno scoperto che verosimilmente le donne che praticano attività sportiva incorrono a patologie del ginocchio, quando i loro livelli d'estrogeno sono più alti.
Edward M. et al. valutarono 40 giovani donne con una rottura del legamento crociato anteriore. Scoprirono che un alto numero di lesioni avvenne durante la “ovulatory fase” del ciclo mestruale dell'atleta. “L'ovulatory fase” si verifica durante i giorni 10-14�del ciclo ed è marcato da un aumento significativo dei livelli di estrogeno, così come da alti livelli di un ormone chiamato relaxin.

C. Castagna, in una ricerca pubblicata su Teknosport afferma che i giocatori di pallacanestro "...se non allenati specificamente, rivelano pronunciati deficit nella forza reattiva dei piedi se confrontata con quella degli estensori del ginocchio.
A causa della natura del gioco (sollecitazioni che vanno dalle 2 alle 9 volte il peso corporeo) è consigliabile che si proceda ad una equilibratura delle espressioni della forza nei due distretti considerati.
Può essere avanzata l'ipotesi che un migliore indice d'equilibrio della forza reattiva degli arti inferiori (prossimo all'unità) possa ridurre l'incidenza degli infortuni all'articolazione della caviglia e del ginocchio. Inoltre, migliorando la forza reattiva dei piedi, i tempi di contatto al suolo nel corso delle azioni di gioco svolte ad alta intensità si ridurranno, migliorando quindi la rapidità delle stesse”.

BIOMECCANICA della CORSA

CORSA =CAMMINO ACCELLERATO

FASI DELLA CORSA
-APPOGGIO
-DOPPIA SOSPENSIONE
-APPOGGIO CONTROLATERALE
-DOPPIA SOSPENSIONE

a differenza del cammino

-CORSA –doppia sospensione
-CAMMINO– doppio appoggio

All’inizio della fase di APPOGGIO
Piede a contatto con tutta la pianta (corsa veloce – solo avampiede )
Gamba verticale o leggermente flessa dorsalmente
Coscia + flessa che nel cammino
Bacino flesso all’avvio di 50/60� nelle corse veloci e poi si stabilizza sui 15/ 25

Nel corso della fase di APPOGGIO
Flessione plantare della caviglia
Accentuazione della estensione delle art metacarpofalangee
Flessione anca e ginocchio

Nel corso della fase di spinta
Aumenta la flessione plantare e si estendono anca e ginocchio

Nel corso della fase di SOSPENSIONE
�All’inizio anca estesa e ginocchio molto flesso con il tallone che tocca i glutei
�Poi l’anca si flette e il ginocchio si estende in misura tale da anticipare , rispetto al cammino ,la fase di appoggio

QUALI SONO I mm importanti nella corsa ?

Mm intrinseci del piede
Mm flessori delle dita del piede
Mm tricipite della sura
Mm quadricipite
Mm ischiocrurali
Mm grande gluteo e mm ileopsoas (non importante nel cammino )

Nella CORSA E’ IMPORTANTE LA CONTRAZIONE DI TIPO CONCENTRICO LA COMPONENTE ECCENTRICA risulta dal punto di vista biomeccanico MENO IMPORTANTE

SIA NEL BASKET CHE NELLA PALLAVOLO SONO IMPORTANTI LE SOLLECITAZIONI BIOMECCANICHE LEGATE ALLA POSIZIONE DI DIFESA
LA POSIZIONE DI DIFESA E'ASSIMILABILE AD UN SEMISQUAT

A PROPOSITO DI SQUAT CI SONO DELLE CONSIDERAZIONI IMPORTANTI DA FARE
Signorile et al. “Signorile J Strenght cond Res 1995. che ha analizzato lo squat con piedi paralleli, con rotazione esterna ed interna. Lo studio non ha riscontrato alcuna differenza nell’attivazione del VM (vasto mediale), VL (vasto laterale) e RF (retto del femore), mentre nella leg extension con extrarotazione, tutti i muscoli sono risultati più attivi ma senza fasci preponderanti rispetto ad altri. Farhmand, nel 1998, ha stabilito una percentuale di attivazione delle fibre, durante, lo squat, così suddiviso: 35% per RF (Retto Femorale). 35% per VI (Vasto Intermedio). 40% per VL (Vasto Laterale). 25% per VMO (Vasto mediale).

Analizzando lo squat parziale, parallelo e profondo, Caterisano et al. J Strenght Cond Res, 2002, ha dimostrato che, mentre non vi sono differenze di attività elettrica per quanto riguarda il vasto mediale, il vasto laterale e il bicipite femorale, si osserva che il GG (Gran Gluteo),mostra una maggiore attività nello squat profondo durante la fase concentrica, rispetto agli altri angoli di lavoro. Gli esercizi a carico della muscolatura estensoria dell’arto inferiore, presentano una diversa incidenza per ciò che riguarda la pressione effettuata a livello dell’articolazione femoro-rotulea E QUINDI LA SOLLECITAZIONE DEL TENDINE ROTULEO in funzione del fatto che vengano eseguiti in catena cinetica chiusa oppure aperta. In catena cinetica aperta, infatti, il momento di forza aumenta in funzione dell’estensione di pari passo alla compressione patello-femorale. In catena cinetica chiusa, al contrario, la compressione patello-femorale diminuisce in funzione dell’estensione. Per questo motivo, durante gli esercizi in CKC occorre evitare di effettuare flessioni troppo profonde.

QUINDI ANCHE IN QUESTO CASO RISULTA IMPORTANTE LA SOLLECITAZIONE ECCENTRICA DELL’UMT ANCHE SE IL SEMISQUAT ( posizione che si assume nella posizione di difesa ) ESSENDO UN PIEGAMENTO AL DI SOTTO DEI 90 determina sollecitazioni inferiori sul tendine rotuleo e sulla FR rispetto allo squat

DR MAGNI LUCA