Studi e Ricerche

L’IMPORTANZA DELL’ALIMENTAZIONE NELL’ATLETA INFORTUNATO

DIETOTERAPIA E SUPPLEMENTAZIONE

In molte discipline sportive l’infortunio dell’atleta è un evento molto frequente, il trauma muscolare si può verificare sia in chi pratica sport a livello professionale che amatoriale, e qualunque ne sia la causa determina un periodo di ridotta mobilità con conseguente riduzione della massa muscolare e della prestazione atletica.

Spesso le conseguenze cliniche più gravi si verificano in soggetti che non dispongono di un buon trofismo muscolare ovvero nello sportivo occasionale o peggio ancora nel sedentario.

Le STRATEGIE NUTRIZIONALI nella gestione dell’infortunio sono molto importanti per il raggiungimento della guarigione, anche se nella pratica clinica il ruolo dell’alimentazione è sottovalutato e nella maggior parte dei casi è preso in considerazione solo per contrastare o correggere l’aumento ponderale nel periodo di inattività. In realtà l’intervento nutrizionale sia nei traumi diretti che in quelli indiretti può essere un efficace supporto alla parte fisioterapica-riabilitativa al fine di garantire al più presto sia il recupero funzionale che la capacità anabolica del muscolo.

L’intervento dietetico si articola in TRE FASI TEMPORALI nell’immediato infortunio, nel periodo di riposo forzato e nella fase di riabilitazione.La situazione di ridotta mobilità fa instaurare eventi catabolici sul muscolo con conseguente riduzione sia del volume che della forza muscolare da cui ne consegue un allungamento dei tempi di recupero.Il danno meccanico generato dallo stesso infortunio genera in prima istanza un Processo Infiammatorio per il rilascio di citochine infiammatorie muscolari che nonostante favoriscano il processo di riparazione possono comunque essere dannose. Lo stress muscolare post infortunio genera picchi di TNFa che determinano una resistenza anabolica responsabile della perdita di massa magra osservata generealmente in questa fase e che può compromettere la spinta anabolica fornita del protocollo nutrizionale di implementazione proteica del primo post-infortunio.Nei giorni seguenti l’infortunio il nutrizionista dovrà elaborare un programma dietetico isocalorico rispetto alle esigenze del soggetto in modo da evitare l’aumento o il calo ponderale dell’atleta considerando un incremento di circa il 20% del metabolismo a seguito dell’attivazione dei processi di recupero. I pasti somministrati dovranno essere circa 5/6 , ogni pasto nella sua completezza dovrà essere composto da alimenti a medio-basso indice glicemico con un abbondante apporto di antiossidanti derivanti dalla frutta e dalla verdura e con una buona quantità di fibra per lo più solubile derivante per lo più da prodotti integrali e legumi. Per ridurre lo stimolo infiammatorio in atto sarà utile il consumo di pesce azzurro e di piccola taglia o di prodotti arricchiti con omega tre come pasta e prodotti da forno integrali in cui sono presenti tra gli ingredienti i semi di lino, riducendo anche i picchi insulinemici post prandiali.

Per quanto riguarda la quota lipidica verrà favorito l’apporto di acidi grassi mono e polinsaturi, tra questi ultimi verranno privilegiati gli acidi grassi omega 3. Tra gli acidi grassi polinsaturi verrà diminuito l’apporto dell’acido arachidonico che rappresenta il precursore delle prostaglandine coinvolte nei processi infiammatori al fine di ottenere un rapporto omega3/omega 6 tra 1:4 e 1:6 . Per favorire la sintesi muscolare il regime alimentare sarà elaborato per ottenere un aumento dei livelli di arginina e glutammina, elementi coinvolti nella produzione dell’ossido nitrico e nella sintesi di collagene. L’ossido nitrico svolge un azione vasodilatratrice protettiva dell’endotelio dei vasi e favorirce la riparazione delle fibre muscolari. Inoltre l’arginina nelle fasi di recupero muscolare è utile per la produzione endogena di creatina, per stimolare la produzione di GH e dell’ossido nitrico. Sempre per migliorare l’azione anabolica può essere opportuno l’integrazione di idrossimetilbutirrato con la contemporanea assunzione di carboidrati a diverse velocità di assorbimento. Nella FASE DI RIPOSO contrariamente a come viene fatto da molti professionisti è sconsigliato elaborare un regime dietetico ipocalorico in quanto potrebbe favorire il catabolismo muscolare, anche in un atleta in sovrappeso, questo perchè a seguito di un trauma muscolare la miostatina tende a ridursi soprattutto in concomitanza di una dieta ipocalorica.

•Si dovrà particolarmente far attenzione sia all’apporto proteico che a quello vitaminico soprattutto per le vitamine del gruppo B e si Sali minerali, per questo è molto importante inserire almeno 3 porzioni di frutta al giorno. •Naturalmente il professionista dovrà valutare i risultati e pianificare la strategia nutrizionale migliore a seguito di uno studio accurato sulla composizione corporea tramite l’esame bioimpendenziometrico. Tale esame permette di valutare la composizione corporea dell’atleta grazie allo stato di idratazione, in termini di massa magra e muscolare e tessuto adiposo in modo da effettuare appropriate correzione sugli apporti nutrizionali ed ottimizzare il recupero della massa muscolare.

L’APPORTO PROTEICO nel recupero post infortunio appare ottimale nell’ordine di 1,5-2,2 g di proteine per kg corporeo, a livello qualitativo si darà preferenza alle proteine nobili ricche in aminoacidi essenziali di cui la Valina, Isoleucina e Leucina rappresentano il 35% delle proteine presenti nel muscolo. La supplementazione con ramificati può essere indicata nei pazienti in fase di riposo forzato post-infortunio ed in fase di recupero funzionale. Per ottimizzarne il metabolismo è opportuno assumere insieme vitamina B6 , con un rapporto leucina, isoleucina , valina di 2-1-1. Numerose esperienze confermano l’importanza di un corretto schema alimentare per contrastare la perdita di massa magra e migliorare la capacitò di ripresa, ma fermo restando il ruolo fondamentale dell’alimentazione anche un corretto piano di integrazione può velocizzare i tempi di recupero migliorando l’outcome e riducendo i danni secondari all’immobilità.

dr Susanna Agnello