Studi e Ricerche

handicap e sport

Pubblico la 1 lezione universitaria per teora tecnica e didattica dello sport di squadra adattatata

HANDICAP E SPORT

IL MONDO DELLA DISABILITA’

L’attenzione delle parole è importante, non tanto per un fatto estetico o formale, ma perché nelle parole è contenuto il modello operativo a cui si fa riferimento.

In questo caso, è molto importante non fare confusione tra deficit, disabilità e handicap: utilizzare termini impropri e fare confusioni linguistiche può essere un modo per aumentare l’handicap, anziché ridurlo.

International Classification of Impairments, Disabilities and Handicaps (ICIDH).

(OMS 1980)

3 TERMINI

"MENOMAZIONE" (IMPAIRMENT)

che veniva definita come "perdita o anormalità a carico di una struttura o di una funzione psico-logica, fisiologica o anatomica

DISABILITA’ mancanza o restrizione della abilita’ a svolgere un’attivita’ nei modi normali per un soggetto non disabile

HANDICAP svantaggio che limiti o impedisca l’adempimento completo di un ruolo ritenuto normale per una persona non disabile tenendo conto dell’eta’, sesso , fattori culturali e sociali

Menomazioni

1-Menomazioni della capacità intellettiva Altre menomazioni psicologiche Menomazioni del linguaggio e della parola

2-Menomazioni auricolari

3-Menomazioni oculari

4-Menomazioni viscerali

5-Menomazioni scheletriche

6-Menomazioni deturpanti

8-Menomazioni generalizzate, sensoriali e di altro tipo

Disabilità

1-Disabilità nel comportamento

2-Disabilità nella comunicazione

3-Disabilità nella cura della propria persona

4-Disabilità locomotorie

5-Disabilità dovute all’assetto corporeo

6-Disabilità nella destrezza

7-Disabilità circostanziali

8-Disabilità in particolari attività

9-Altre restrizioni all’attività

Handicap

1-Handicap nell’orientamento

2-Handicap nell’indipendenza fisica

3-Handicap nella mobilità

4-Handicap occupazionali

5-Handicap nell’integrazione sociale

6-Handicap nell’autosufficienza economica

7-Altri handicap

ESEMPIO

un non vedente è una persona che soffre di una menomazione oculare che gli procura disabilità nella comunicazione e nella locomozione e comporta handicap, ad esempio, nella mobilità e nella occupazione, per citare solo i principali.

Quindi un unico tipo di menomazione può dar luogo a più tipi di disabilità e implicare diversi handicap.

Analogamente un certo tipo di handicap può essere collegato a diverse disabilità che a loro volta possono derivare da più tipi di menomazione.

Mentre per un individuo la menomazione ha carattere permanente, la disabilità dipende dalla attività che egli deve esercitare e l’handicap esprime lo svantaggio che ha nei riguardi di altri individui (i cosiddetti normodotati).

Un paraplegico avrà certamente un handicap quando si tratti di giocare al calcio, ma non ne avrà praticamente nessuno nel far uso di un personal computer.

Il secondo documento ha per titolo International Classification of Functioning, Disability and Health. (ICF)

Non ci si riferisce più a un disturbo, strutturale o funzionale, senza prima rapportarlo a uno stato considerato di "salute".

Si deve cioè associare lo stato di un individuo non solo a funzioni e strutture del corpo umano, ma anche ad attività a livello individuale o di partecipazione nella vita sociale.

il nuovo documento sostituisce ai termini "impairment", "disability" e "handicap" che indicano qualcosa che manca per raggiungere il pieno "funzionamento", altri termini nella nuova prospettiva, che sono:

Funzioni corporee

Funzioni mentali

Funzioni sensoriali e dolore

Funzioni della voce e dell’eloquio

Funzioni del sistema cardiovascolare, ematologico, immunologico e respiratorio

Funzioni del sistema digestivo, metabolico e endocrino

Funzioni genitourinarie e riproduttive Funzioni neuromuscoloscheletriche e collegate al movimento

Funzioni cute e strutture associate

Strutture corporee

Strutture del sistema nervoso

Occhio, orecchio e strutture collegate

Strutture collegate alla voce e all'eloquio

Strutture dei sistemi cardiovascolare, immunologico e respiratorio

Strutture collegate al sistema digestivo, metabolico e endocrino

Strutture collegate al sistema genitourinario e riproduttivo

Strutture collegate al movimento

Cute e strutture collegate

Attività e partecipazione

Apprendimento e applicazione della conoscenza

Compiti e richieste di carattere generale

Comunicazione

Mobilità

Cura della propria persona

Vita domestica

Interazioni e relazioni interpersonali

Principali aree della vita

Vita di comunità, sociale e civica

Fattori ambientali

Prodotti e tecnologia

Ambiente naturale e cambiamenti apportati dall’uomo all’ambiente

Supporto e relazioni

Atteggiamenti

Servizi, sistemi e politiche

Le funzioni corporee sono le funzioni fisiologiche dei sistemi corporei, incluse le funzioni psicologiche. Le strutture corporee sono parti anatomiche del corpo come organi, arti e loro componenti. Attività è l’esecuzione di un compito o di un’azione da parte di un individuo. Partecipazione è il coinvolgimento di un individuo in una situazione di vita. I fattori ambientali sono caratteristiche, del mondo fisico, sociale e degli atteggiamenti, che possono avere impatto sulle prestazioni di un individuo in un determinato contesto

il termine disabilità, che era usato nella versione del 1980, è stato, appunto, sostituito da attività,

e che handicap è stato sostituito dalla parola partecipazione, a indicare proprio quelle trasformazioni di positività che erano implicite.

Gli altri termini che vengono utilizzati sono i seguenti: condizione di salute, menomazione, limitazione dell’attività, restrizione della partecipazione, fattori contestuali, fattori ambientali, fattori personali. Si costruisce, quindi, uno schema che vede al centro l’attività, che può essere più o meno sviluppata a seconda delle condizioni proprie dell'individuo, ma anche derivanti dal mondo esterno.

IL COMITATO PARAOLIMPICO INTERNAZIONALE stima nel mondo 5OO MILIONI DI DISABILI

CIOE’ PERSONE CHE PRESENTANO DIFFICOLTA’NELL’ESPLETARE ALMENO UNA DELLE ATTIVITA’ CHE

FANNO PARTE DELLA VITA QUOTIDIANA

Indagine istat sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari del 2004-2005

Prima di presentare un quadro più dettagliato relativo alla stima delle persone con disabilità in Italia è opportuno chiarire alcuni aspetti:

1. La definizione di disabilità non è universale.
Essa infatti cambia a seconda della rilevazione statistica e di chi la effettua� spesso si� usano in modo impreciso termini come disabile, handicappato, invalido, inabile e così via. Ad esempio, disabilità e invalidità sono due concetti differenti: il primo fa riferimento alla capacità della persona di espletare autonomamente (anche se con ausili) le attività fondamentali della vita quotidiana e si riconduce alla legge 104 del 1992, il secondo rimanda al diritto di percepire un beneficio economico in conseguenza di un danno biologico indipendentemente dalla valutazione complessiva di autosufficienza, e fa riferimento alla legge 118 del 1971. Unire dati provenienti da diverse fonti al fine di fornire una stima complessiva del numero delle persone con disabilità significa allora considerare in realtà persone individuate con parametri diversi.

2. La precisione della rilevazione dipende dal tipo di disabilità.
E' molto più difficile rilevare le disabilità mentali rispetto a quelle fisiche per la presenza di resistenze e pregiudizi culturali che spingono le persone direttamente interessate o i loro familiari a non entrare in contatto con i servizi pubblici competenti o a non rispondere in modo appropriato alle domande presenti in ricerche e indagini. A ciò si aggiungono le maggiori difficoltà nell'individuare degli strumenti statistici idonei a rilevare le disabilità mentali rispetto agli altri tipi di disabilità.

3. Stimare il numero dei bambini disabili richiede fonti informative non disponibili attualmente.
Lo strumento di rilevazione della disabilità utilizzato dall’Istat nell’indagine su "Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari] consente di rilevare informazioni sui bambini a partire dai 6 anni di età. La fonte istituzionale del numero di certificazioni scolastiche non risolve appieno il problema sia perché non sono compresi i bambini in età prescolare, sia perché non vi è obbligo di iscrizione alla scuola materna, per cui i bambini disabili certificati dai 3 ai 5 anni sono sicuramente una sottostima del reale numero.

4. Contare i disabili significa considerare sia i disabili in famiglia che i disabili in residenze.
Nel primo caso esistono da tempo indagini specifiche, nel secondo sono disponibili dati attendibili e completi da pochi anni. Nel 2000 è stata riavviata dall’Istat la "Indagine sui presidi residenziali socio-assistenziali" che fornisce il numero dei disabili in Istituto.

5. L'attuale sistema di certificazione della disabilità.
Una preziosissima fonte di dati per stimare il numero di disabili in Italia potrebbe essere costituita dalla certificazione dell'handicap come previsto dall'art. 4 della legge n. 104/92. Presso ogni ASL sono istituite apposite Commissioni che rilasciano varie tipologie di certificazione finalizzate all’accertamento dell’invalidità e dello stato di handicap, alla certificazione della diagnosi nell’alunno in situazione di handicap, alla definizione dell’insieme di interventi assistenziali nei confronti dell’anziano non autosufficiente, alla determinazione delle capacità residue della persona con disabilità e delle sue potenzialità lavorative. Per tali certificazioni purtroppo non sono stati ancora adottati criteri di rilevazione né strumenti di registrazione uniformi; inoltre, esse non sono quasi mai riportate su supporto informatico né tanto meno è mai stata prevista una rilevazione statistica a livello nazionale. Al momento, quindi, quest'informazione non è utilizzabile.
Presso il Ministero della Pubblica Istruzione e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali sono stati costituiti però degli osservatori o dei gruppi tecnici che hanno, fra le loro finalità, anche la revisione dei sistemi di certificazione. Uno sforzo di coordinamento per far dialogare le varie tipologie di certificazione potrà portare a un sistema coordinato di accertamento della disabilità fornendo così dati utili. L'Istat, in quanto coinvolta in tutti questi organismi, lavorerà anche per giungere all'organizzazione di rilevazioni statistiche coordinate in tutto il territorio nazionale.

Perchè non si può parlare di censimento delle persone con disabilità?

L'Istat ha valutato, in preparazione del decennale "Censimento della Popolazione", la possibilità di inserire nel questionario quesiti volti a rilevare le persone con disabilità. Questo permetterebbe di poter giungere ad un “Censimento delle persone con disabilità”, tuttavia una serie di valutazioni ha sconsigliato questa scelta:

a) La tecnica di rilevazione dell’intervista diretta presso le famiglie è già ampiamente sperimentata in Istat. L’indagine sulla "Condizione di salute e ricorso ai servizi sanitari" ha però evidenziato come non sia possibile rilevare tutte le disabilità soprattutto di tipo mentale per una certa reticenza da parte delle persone nell'esplicitare tale condizione. Lo stesso problema si riproporrebbe dunque per il Censimento.

b) I quesiti sulla disabilità rientrano tra i cosiddetti "quesiti sensibili" ai quali le persone possono rifiutarsi di rispondere. La loro introduzione potrebbe inficiare anche le risposte a quesiti successivi, ponendo il rispondente in uno stato di rifiuto.

c) Data la complessità e l'ampiezza del Censimento, non è possibile istruire i numerosi rilevatori coinvolti in maniera sufficientemente approfondita, come viene fatto nell'indagine sulla salute. I quesiti sulla disabilità, infatti, sono particolarmente difficili da porre e da far comprendere nella giusta maniera. I dati ottenuti potrebbero risultare meno affidabili.

d) Inoltre, l’esito delle indagini dipende molto anche dal contesto di riferimento: mentre è naturale, per l'intervistato, attendersi uno o più quesiti sulla disabilità nell’indagine sulla salute, lo è molto meno nel Censimento della popolazione. La qualità delle risposte potrebbe perciò risentirne.

Abbandonata dunque l’ipotesi di un Censimento dei disabili, la soluzione migliore per l’individuazione di tutta la popolazione disabile è l’unione di varie fonti informative, ognuna delle quali deve essere stata identificata come la migliore fonte esistente per rilevare una fetta di popolazione con disabilità. L’indagine sulla "Condizione di salute e ricorso ai servizi sanitari", ad esempio, consente di rilevare con precisione le disabilità nella popolazione anziana, mentre non è strutturata in maniera adeguata per rilevare la disabilità nei bambini. È evidente che laddove ci siano dei vuoti informativi incolmabili, sarà necessario avviare delle nuove indagini.

[1] L’Istat adotta la definizione di disabilità proposta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nella Classificazione Internazionale delle Menomazioni, Disabilità e Handicap (1980). Il punto focale di tale classificazione è la sequenza di definizioni che porta dalla menomazione all’handicap: la menomazione è il danno biologico che una persona riporta a seguito di una malattia (congenita o meno) o di un incidente; la disabilità è l’incapacità di svolgere le normali attività della vita quotidiana a seguito della menomazione, l’handicap è lo svantaggio sociale che deriva dall’avere una disabilità. Così, ad esempio, una persona su sedia a rotelle è sicuramente disabile, ma potrebbe potenzialmente non essere handicappata se al mondo venissero eliminate tutte le barriere architettoniche, cosicché non gli verrebbe precluso l’accesso a nessun settore della vita sociale. È evidente che, in tale accezione, si può contare il numero delle persone con disabilità, ma non di handicappati; la condizione di handicap è prettamente soggettiva e dipende dalle aspettative di vita e esigenze della persona disabile. Per maggiori dettagli si veda il documento "Il concetto di disabilità

[2] Si tratta delle cosiddette Attività della Vita Quotidiana, ovvero di un insieme di quesiti relativi alla capacità della persona di espletare azioni quali lavarsi, vestirsi, mangiare da solo, ecc. Tale batteria di quesiti segue le direttive fornite dal Consiglio d’Europa e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

in Italia le persone con disabilità sono 2milioni 609mila, pari al 4,8% circa della popolazione di 6 anni e più che vive in famiglia.

La stima si basa su un criterio molto restrittivo di disabilità, quello secondo cui vengono considerate persone con disabilità unicamente quelle che nel corso dell'intervista hanno riferito una totale mancanza di autonomia per almeno una funzione essenziale della vita quotidiana.

Se consideriamo in generale le persone che hanno manifestato una apprezzabile difficoltà nello svolgimento di queste funzioni la stima allora sale a 6milioni 606mila persone, pari al 12% della popolazione, che vive in famiglia, età superiore ai 6 anni.

Nell'indagine sulla salute non sono compresi i bambini fino a 5 anni ma utilizzando i dati provenienti dalle certificazioni scolastiche possiamo stimare, complessivamente, un numero di bambini con disabilità fra 0 e 5 anni pari a circa 42.460.

IN ITALIA

Le persone con disabilità che non vivono in famiglia ma nelle residenze socio-sanitarie, possiamo fare riferimento ai dati provenienti dalla rilevazione condotta su queste strutture, che indicano nel 2003 (ultimo anno disponibile) la presenza di 190.134 persone con disabilità o anziani non autosufficienti.

Considerando quindi il numero di persone che vivono in famiglia, la stima del numero di bambini sotto i 6 anni e le persone residenti nei presidi socio-sanitari si giunge ad una stima complessiva di poco meno di 2 milioni 800mila persone con disabilità

Il 45% DI TALI DISABILI PRATICANO ATTIVITA’ FISICA (da quella riabilitativa� a quella agonistica di alto livello )

In questo numero elevato sono inclusi i 7000 atleti iscritti ALLA FISD FEDERAZIONE ITALIANA SPORT DI DISABILI che praticano sport organizzato in maniera sistematica

OGGI Lo STATO ITALIANO ha attribuito compiti aggiuntivi alla Federazione Italiana Sport Disabili FISD individuandola quale Comitato Italiano Paralimpico (Cip), un ente che va al di là della semplice preparazione delle squadre agonistiche

viene cosi’ riconosciuta la valenza sociale del CIP

che mira a garantire il diritto allo sport in tutte le sue espressioni “promuovendo la massima diffusione della pratica sportiva per disabili in ogni fascia di età e di popolazione” affinché ciascun disabile abbia l’opportunità di migliorare il proprio benessere e di trovare una giusta dimensione nel vivere civile proprio attraverso lo sport quale strumento di recupero, di crescita culturale e fisica nonché di educazione dell’individuo disabile e non

Composizione Consiglio Nazionale

PRESIDENTE
Luca Pancalli

VICEPRESIDENTEVICARIO
Remo Breda (Presidente FISPIC)

VICEPRESIDENTE
Marco Borzacchini (Presidente FISDIR)

PRESIDENTI DELLE FEDERAZIONI SPORTIVE PARALIMPICHE Roberto Valori (FINP); Sandrino Porru (FISPES); Tiziana Nasi (FISIP); Fernando Zappile (FIPIC); Renato Di Rocco (FCI); Enrico Gandola (FIC); Andrea Paulgross (FISE); Luciano Rossi (FITAV); Mario Scarzella (FITARCO);
Franco Sciannimanico (FITeT); Luciano Buonfiglio (FICK); Gianfranco Ravà(FICr);
Giancarlo Bolognini (FISG); Angelo Binaghi (FIT); Carlo Croce (FIV);
Daniela Mazzocco (FSSI); (FIB) Romolo Rizzoli;(FIS) Giorgio Scarso

RAPPRESENTANTI ATLETIImmacolata Cerasuolo; Alvise De Vidi; Paola Fantato; Giuseppe Vella

RAPPRESENTANTI TECNICI Melissa Milani; Marco Peciarolo; Gianluca Vignali
RAPPRESENTANTI ORGANI TERRITORIALI REGIONALIMarinella Ambrosio (Area Nord); Franco Zuccarini (Area Centro); Fortunato Vinci (Area Sud)
RAPPRESENTANTE ORGANI TERRITORIALI PROVINCIALIMaurizio Pozzi
RAPPRESENTANTI DISCIPLINE ASSOCIATE Luca Pancalli - Commissario Straordinario(FIDS); Stefano Venturini (FISAPS); Antonio Spinelli (FIWH)
RAPPRESENTANTI ORGANIZZAZIONI PROMOZIONALIRoberto Speziale (ANFFAS ONLUS); Giuseppe Petrucci (ENS ONLUS)
SEGRETARIO GENERALE Marco Giunio De Sanctis

COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI Pasquale Staiti (Presidente); Lorenzo Cingolo; Alvaro Brugnoli;Giorgio Gisci (Rapp.CONI); Antonella Quaranta (Rapp. P.D.C.M.)

Negli ultimi 20 aa il numero di disabili� partecipanti a eventi sportivi è diventato sempre + consistente

Parallelamente è aumentata specie in alcune parti del mondo occidentale (AUSTRALIA ad es) la popolarità dello sport per disabili

L’evento + imp� sono le PARAOLIMPIADI

L’INCREMENTO DEGLI ATLETI DISABILI

DIPENDE

1) nelle prime manifestazioni sportive partecipavano solo mielolesi, attualmente le gare sono aperte a tutti gli atleti che rientrano nella definizione di disabilita’

2)l’aspettativa di vita dei disabili si è notevolmente allungata(per il miglioramento delle terapie mediche e fkt e anche per lo sport)

3)le opportunita’ per i disabili di praticare sport sono aumentate e aumentano di anno in anno

I BENEFICI DELL’ATTIVITA’ FISICA SULLA SALUTE DELLE PERSONE NORMODOTATE SONO AMPIAMENTE DOCUMENTATI NELLA LETTERATURA SCIENTIFICA. TALI BENEFICI SONO EVIDENTI ANCHE NEI DISABILI

LO SPORT MIGLIORA LA QUALITA’ DELLA VITA DEI DISABILI IN PARTICOLARE NEI DISABILI LOCOMOTORI INFATTI SOPRATTUTTO NEI MIELOLESI

LE PATOLOGIE CARDIOVASCOLARI COSTITUISCONO LA PRINCIPALE CAUSA DI MORTE (NEL 19% DEI CASI) LA MANCANZA DI ATTIVITA’ FUNZIONALE DEGLI ARTI INFERIORI E L’USO DELLA SEDIA A ROTELLE PROVOCA AUMENTO DI PATOLOGIE CARDIOCIRCOLATORIE

CARATTERISTICHE FISICHE DEL DISABILE FISICO-PARAPLEGICO E CEREBROLESO

RIDOTTA FUNZIONALITA’ GLOBALE DELL’APP RESPIRATORIO, CARDIOCIRCOLATORIO,MUSCOLARE---CONSEGUENTE SCARSA FORZA E RESISTENZA ALLA FATICA ---BASSISSIMI VALORI DI MASSIMO CONSUMO DI O2

Infatti in con CONSEGUENZA DEL DEBILITATIVE CYCLE si verifica un VALORE DI CONSUMO DI O2 BASSO che è dovuto a MANCANZA DI MOTO e a PATOLOGIE COLLATERALI(-infezioni recidivanti dell’app resp e urinario,vasculopatie con lesioni trofiche cutanee e piaghe da decubito, edemi declivi per insuff venosa, disturbi digestivi, demineralizzazione ossea, disturbi del comportamento(depressione)

Pz paratetraplegico sedentario senza deficit intellettivi 15ml per kg di peso e per min

Pz cerebroleso con alterazioni della coordinazione dei movimenti12ml/kg/min

Pz normodotato (controllo) in analoghe condizioni sperimentali 25ml/kg/min

Per uscire dal DEBILITY CICLE IL DISABILE DEVE Al termine o accanto alla terapia ribilitativa ASSOCIARE UNA ATTIVITA’ SPORTIVA Facendo attenzione a TIPO� INTENSITA’� DURATA

Si CONSIGLIA DI PRATICARE ATTIVITA’ CON

  • FREQUENZA costante�
  • DURATA non eccessiva (30- 40 min)
  • INTENSITA’ (intorno al 60 – 70 % delle potenzialita’ teoriche)

�� VANTAGGI� dell’esercizio “SOMMINISTRATO”

  • 1)INCREMENTO DEL CONSUMO DI O2 e della massima ventilazione polmonare� con aumento della funzionalita’ cardiocircolatoria, polmonare , mm
  • 2)INCREMENTO DELLA FORZA MM-fino al 40%
  • 3)RIDUZIONE DELLA SENSAZIONE DI FATICA durante lo sport e nella vita normale
  • 4)RIDUZIONE DELL’INCIDENZA DI MALATTIE-cardiocircolatorie, respiratorie,urinarie e del trofismo cutaneo
  • 5)RIDUZIONE DELL’OBESITA’
  • 6)MIGLIORAMENTO DELLA POSTURA E DELLA COORDINAZIONE DEI MOVIMENTI
  • 7)CORREZIONE DI DISTURBI DIGESTIVI
  • 8)RALLENTAMENTO DEMINERALIZZAZIONE OSSEA
  • 9)MANTENIMENTO DELLE FUNZIONI INTELLETTIVE� E RIDUZIONE DELLO STATO DEPRESSIVO
  • 10)DIMINUZIONE SIGNIFICATIVA DELLE COMPLICANZE MEDICHE E CHIRURGICHE E DEI RICOVERI IN OSPEDALE

QUANTO E QUALE ESERCIZIO BISOGNA PRATICARE A FINI SALUTARI?

L’ORGANIZZAZIONE AMERICANA AMERICAN COLLEGE OF SPORTS MEDICINE (ACSM)

CONSIGLIA:

1)FREQUENZA SEDUTE DI ALLENAMENTO DA 3 A 5 VOLTE ALLA SETTIMANA

2) INTENSITA’ DI ALLENAMENTO TRA IL 50% E L’85% DEL MASSIMO CONSUMO DI OSSIGENO(VO2 PICCO)

3)SEDUTA DI ALLENAMENTO� DA 20 MINUTI A 60 MINUTI

4) SPESA ENERGETICA MINIMA PER ALLENAMENTO GIORNALIERO E’ DI 300 KCAL PER 3 SEDUTE SETTIMANALI 250 KCAL PER 4 SEDUTE SETTIMANALIPER UN TOTALE DI 1000 KCAL

LA SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE DI MEDICINA DELLO SPORT DELL’UNIVERSITA’ DI ROMA HA SVOLTO UNA RICERCA DELLA DURATA DI PIU’ DI 15 ANNI CON UN DUPLICE INTENTO:

1)VERIFICARE L’IDONEITA’ ALLO SPORT PARAOLIMPICO DEI DISABILI CONPATOLOGIE LOCOMOTORIE

2)VERIFICARE L’IPOTESI CHE L’ESERCIZIO FISICO PRATICATO CON GLI ARTI SUPERIORI DETERMINASSE� EFFETTI BENEFICI SULLA SALUTE E SULLE FUNZIONI CARDIOCIRCOLATORIE.

INOLTRE QUESTA RICERCA SI PROPONEVA ALTRI DUE OBIETTIVI:

1)VERIFICARE SE L’INTENSITA’ DELL’ESERCIZIO E LA QUANTITA’ DI SPESA ENERGETICA POSSANO INDURRE ADATTAMENTI A LIVELLO DELL’APPARATO CARDIOCIRCOLATORIO

2) MISURARE IL VO2 picco in atleti disabili d’elite per verificare l’ipotesi che in caso di alto impegno cardiocircolatorio corrisponda un VO2 picco� elevato e comunque superiore a quello misurato in caso di impegno minore

IL VO2 picco E’LA MISURA DELLA MASSIMAPOTENZA AEROBICA DI UN INDIVIDUO E CIOE’ LA MISURA DELLA MASSIMA CAPACITA’ DI UTILIZZAZIONE DELL’OSSIGENO NELL’UNITA’ DI TEMPO (1 MINUTO) E’UN INDICE SINTETICO

CHE ESPRIME GLOBALMENTE LA FUNZIONALITA’ DI TUTTI GLI APPARATI(polmonare, cardiaco,circolatorio muscolare) Coinvolti nel trasporto nell’O2 dall’aria ai muscoli

UN INCREMENTO DEL VO2 picco ESPRIME UN MIGLIORAMENTO DELLA FUNZIONALITA’ CARDIOCIRCOLATORIA GLOBALE

Lo studio in questione ha portato alle seguenti conclusioni ALCUNI SPORT SONO IN GRADO DI INDURRE ADATTAMENTI CARDIOVASCOLARI, ESSENDO IL VO2 picco ASSOCIATO CON IL TIPO DI SPORT PIU’ CHE CON LA CLASSE FUNZIONALE. TUTTI GLI SPORT PER ATLETI DISABILI STUDIATI SUL CAMPO INDUCONO EFFETTI BENEFICI SULLA SALUTE CARDIOCIRCOLATORIA E SUL METABOLISMO IN GENERALE e� TALI EFFETTI BENEFICI DIPENDONO: IN PARTE DAL TIPO DI LESIONE DEL DISABILE MA PERLOPIU’ DAL TIPO DI SPORT PRATICATO

STORIA

L'inserimento di individui handicappati in un contesto sportivo è un fatto relativamente recente.

Individui affetti da paralisi spinale traumatica sono stati i primi disabili a praticare sistematicamente un'attività sportiva. Tale attività pionieristica ebbe origine in Gran Bretagna, nell'ospedale di Stoke Mandeville (Aylesbury), non lontano da Londra, grazie all'entusiastica opera di Sir Ludwig Guttmann, neuro­chirurgo, direttore di quel centro di riabilitazione motoria. Il centro fu aperto il 1 febbraio 1944, durante la seconda guerra mondiale, ed i primi paraplegici a cimentarsi nelle varie discipline sportive furono giovani di ambo i sessi appartenenti alle forze armate britanniche, portatori di lesioni midollari per cause belliche.

È noto il calvario di affezioni «satellite, che perseguitano un mieloleso: piaghe da decubito, patologie urinarie, affezioni respiratorie, depressione psichica etc. Sir Ludwig ebbe il merito di riconoscere l'importanza della collaborazione attiva del malato, unitamente alle cure mediche, nella prevenzione ditali patologie secondarie all'handicap; egli studiò e realizzò con grande determinazione dei programmi di allenamento per disabili, facendovi partecipare tutti i pazienti che si presentavano al suo centro.

Una delle maggiori difficoltà che si incontra nell'ottenere la collaborazione attiva del paraplegico traumatico risiede nel basso livello delle motivazioni psichiche, pressoché azzerate dall'handicap acquisito.

Una grave disabilità fisica, tale da ostacolare pesantemente il reinserimento nel contesto lavorativo, produce una depressione psichica che rende il soggetto totalmente astenico, demotivato e abulico, puro oggetto delle cure mediche che subisce passivamente.

Occorre un contesto adattato, un ambiente favorevole, nel quale gli stimoli siano adeguati alla condizione fisica del disabile. Solo così si possono proporre dei nuovi interessi, ricreando i presupposti per un'adeguata motivazione alla collaborazione del soggetto, per ricostruire attivamente la propria esistenza. Inventando delle discipline e delle tecniche sportive adattate all'handicap, si ottiene un contesto sociale e ambientale rispondente a queste esigenze.

Grazie dunque allo sport i pazienti paraplegici del Dr. Guttmann (definito da Papa Giovanni XXIII "il De Coubertin dei disabili") cominciarono a sviluppare la muscolatura delle braccia e delle spalle, raggiungendo rapidamente risultati macroscopicamente superiori a quelli della normale chinesiterapia. Inoltre lo sport, aiutando ad acquisire equilibrio ed abilità motorie nell'uso della sedia a rotelle, consentiva a questi paraplegici di servirsi più efficacemente di tale mezzo di locomozione nella normale vita di relazione.

L'iniziativa del Dr. Guttmann ebbe molto successo, ed il 28 luglio 1948 si tennero i primi Giochi di Stoke Mandeville per atleti disabili, cui parteciparono sportivi handicappati ex membri delle Forze Armate britanniche.

Tali attività destarono molto scalpore, medici e tecnici di tutto il mondo visitarono il centro di Stoke Mandeville per apprendere tali metodologie riabilitative. Nel 1952 per la prima volta i Giochi di Stoke Mandeville divennero internazionali, e nel 1960 si svolsero nel contesto delle Olimpiadi di Roma.

Era nata dunque la Federazione Internazionale dei Giochi di Stoke Mandeville (ISMGF), che da allora indìce annualmente una manifestazione sportiva comprendente vari sport, come il nuoto, le corse, i lanci, il tiro con l'arco, la pallacanestro, la scherma, il tennis-tavolo, il tiro a segno, le bocce.

Tali Giochi hanno fatto registrare un continuo aumento del numero di partecipanti, ed oggi quasi tutti i Paesi del mondo vi inviano atleti.

Poiché l'attività dell'ISMGF era limitata alla organizzazione di Giochi solo per atleti affetti da patologie del midollo spinale, ben presto handicappati di altro genere (ciechi e soprattutto amputati) avvertirono l'esigenza di associarsi per poter partecipare anche essi a manifestazioni sportive. Nel 1964 fu così fondata l'ISOD, e più recentemente (nel 1980) si formarono l'IBSA ed il CP-ISRA, associazioni che si occupano rispettivamente di amputati, ciechi e cerebrolesi in un tempo successivo, l'ISOD ha allargato le proprie competenze anche ad altre patologie invalidanti.

Nel 1982, ISMGF, ISOD, IBSA e CP-ISRA fondarono un comitato interna­zionale di coordinamento (ICC) delle organizzazioni sportive mondiali per i disabili, preposto alla codifica ed alla stesura delle regole tecniche ed organizzative dei Giochi paraolimpici.

In occasione delle Olimpiadi di Roma si posero le basi per effettuare regolarmente in futuro dei Giochi per handicappati, da tenersi, per quanto possibile, nella stessa città dei Giochi Olimpici e nello stesso anno.

Così, nel 1964 vi fu un'Olimpiade per disabili a Tokio, con 390 partecipanti; nel 1968 ben 750 atleti su sedia a rotelle presero parte ai Giochi di Ramat Gan (Tel Aviv), località offerta da Israele per indisponibilità di Città del Messico. In tale occasione un pubblico di 25.000 persone acclamò gli sportivi handicappati alla cerimonia di apertura nello stadio di Gerusalemme.

Nel 1972 i Giochi si svolsero ad Heidelberg (Germania), ed i partecipanti furono più di 1.000. In occasione dei Giochi Olimpici di Montreal del 1976 i Giochi per disabili ebbero luogo a Toronto (anch'essa in Canada), e per la prima volta vi parteciparono atleti membri dell'ISOD; si videro quindi, tra i 1500 partecipanti, gareggiare anche atleti non vedenti od amputati.

Nel 1980, 2500 sportivi disabili presero parte ai Giochi di Arnhem (Olanda); nel 1984 le Paraolimpiadi si svolsero in parte a New York (1750 atleti) ed in parte ad Aylesbury (Gran Bretagna, 1100 partecipanti).

L'apoteosi del movimento sportivo per disabili si ebbe nel 1988 a Seul (Corea del Sud), con una importante manifestazione successiva alle Olimpiadi, durante la quale gareggiarono ben 3200 atleti provenienti da 65 Nazioni, al cospetto di un pubblico di 100.000 persone.

Altri sport si aggiungono costantemente alle prime discipline introdotte a Stoke Mandeville. Dal 1976 si svolgono i Giochi Olimpici Invernali per disabili:

nel 1976 si tennero a Ornskoldsvik (Norvegia); nel 1980 a Glilo (Svezia). Le ultime due edizioni, del 1984 e del 1988, sono state ospitate entrambe da Innsbruck (Austria). Inizialmente riservati ad amputati o videolesi, i Giochi Olimpici Invernali si sono aperti alla partecipazione anche di paraplegici e di cerebrolesi:

gli atleti che rientrano in queste due ultime categorie gareggiano su slitta.

Dal 1991 l'ISMGF ha modificato la propria denominazione che è diventata ISMWSF (International Stoke Mandeville Wheelchair Sports Federation).

Attualmente gli sportivi handicappati praticano le seguenti discipline: automobilismo, atletica leggera, badminton, bocce, bowling, calcio, canoa, ciclismo, curling, ginnastica, equitazione, goalball, judo, lotta, nuoto, pallacanestro, pallanuoto, pallavolo, pattinaggio, pesca sportiva, scherma, sci alpino, sci nautico, slittino, sollevamento pesi, tennis da tavolo, tiro a segno, tiro con l'arco, torball, vela.

In Italia queste attività sono gestite e coordinate dalla Federazione Italiana Sport Handicappati (disabilità psichiche e motorie), fondata nel 1980, dalla Federazione Italiana Ciechi Sportivi (atleti non vedenti), fondata nel 1980, e dalla Federazione Italiana Sport silenziosi (atleti non udenti), fondata nel 1929. Dal 1990 tali Federazioni sono rappresentate presso il CONI da un organismo unitario, denominato Federazione Italiana Sport Disabili.

Lo sport moderno, inteso secondo i canoni olimpici di De Coubertin, nasce nel secolo scorso come espressione di forza e di vigore, riferiti essenzialmente all'uomo giovane, sano e di sesso maschile.

Nel nostro secolo la mentalità sportiva ha progressivamente preso le distanze da questo stereotipo iniziale, per includere dapprima le donne sportive, in seguito gli atleti anziani e, infine, quelli disabili.

È degno di nota il fatto che le varie Federazioni sportive nazionali hanno nel tempo allargato la propria attività, per comprendere le discipline femminili, nonché quelle praticate da amatori non più giovanissimi. Viceversa, allorché si è trattato di atleti disabili, sono state create delle Federazioni Sportive a se stanti. Queste ultime devono sopportare l'onere di organizzare manifestazioni per le più varie attività sportive (dal nuoto allo sci), pur fruendo talvolta della collaborazione delle Federazioni dei vari sport.

Questo stato di cose è dovuto per buona parte alle difficoltà tecniche ed organizzative legate alle attività sportive per disabili; si ha quasi la sensazione, però, che molte delle Federazioni sportive nazionali che a suo tempo hanno realizzato l'integrazione tra sportivi differenti per sesso e per età, stentino ad integrare gli atleti sani con quelli affetti da un handicap.

Qualcuna (vedi FITARCO) ha già manifestato un'apertura concreta ai disabili, con competizioni integrate; si spera che altre Federazioni seguano l'esempio, perché lo sport per handicappati non venga ghettizzato, e possa essere per il disabile un'occasione di incontro con il normodotato.

Le origini dello Sport per disabili

Nel 1944 fu aperto a Stoke Mandeville (Aylesbury), in Gran Bretagna, uno dei primi centri europei per la cura e riabilitazione di soggetti affetti da lesione spinale.
Tale centro avviò per primo l’attività “pionieristica” di sport-terapia grazie ad una intuizione del suo direttore Dott.L. Guttmann, il quale riconobbe che una partecipazione attiva del paziente, affetto da depressione psichica, affezioni respiratorie, piaghe da decubito, nel programma riabilitativo potesse prevenire tali complicanze.

Egli introdusse l’attività sportiva inizialmente come “mezzo” per poter coinvolgere i giovani pazienti para-tetraplegici nell’iter riabilitativo, in seguito, si accorse che, oltre al miglioramento psicologico, vi era nei pazienti un notevole incremento delle capacità muscolari, respiratorie e di gestione della carrozzina che con i metodi tradizionali difficilmente riusciva ad ottenere.

L’iniziativa del Dott. Guttmann ebbe molto successo, ed il 28 Luglio 1948 si tennero i primi Giochi di Stoke Mandeville per atleti disabili, cui parteciparono sportivi disabili ex membri delle Forze Armate Britanniche.

Da allora i Giochi di Stoke Mandeville divennero internazionali e nel 1960 si svolsero nel contesto delle Olimpiadi di Roma. Non si vuole ora fare una cronologia delle manifestazioni internazionali per atleti disabili, basti pensare che sono ormai un appuntamento fisso le Para Olimpiadi, organizzate ogni 4 anni in concomitanza con le Olimpiadi, di cui l’ultima edizione si è tenuta ad Atlanta negli Stati Uniti.

Sir Ludwig Guttman e la nascita della Sport Terapia

Non si può parlare di sport e disabilità senza menzionare Stoke Mandeville e il ruolo che ha giocato, sotto la guida di Sir Ludwig Guttmann — che chiamavamo affettuosamente “Papà Guttmann», nello sviluppo dello sport in carrozzina. Non si può parlare di sport e disabilità senza parlare degli effetti che ha avuto sulla riabilitazione di persone con lesione midollare, amputazione, paralisi cerebrale, poliomielite, cecità, e altre menomazioni. Non se ne può parlare senza ricordare le molte persone che negli scorsi 50 anni hanno contribuito ad allenare innumerevoli atleti.

Il primo aneddoto da raccontare riguarda Sir Ludwig Guttmann. Un giorno si affacciò dalla finestra del suo ufficio a Stoke Mandeville, vide alcuni ex combattenti in carrozzina che si lanciavano un pallone, e disse a Jimmy Brennan, l’infermiere di cui si fidava di più:

questo dobbiamo farlo qui.”

quello fu l’atto di nascita dello sport in carrozzina. Ricordiamoci che tutto ebbe inizio dai passatempi di giovani scampati agli orrori del D-day o di qualsiasi altro giorno nella seconda guerra mondiale, catturati dalla macchina fotografica di un uomo che ha saputo prendere quell’immagine e svilupparla fino a ciò che oggi abbiamo sotto gli occhi.

Fino alla seconda guerra mondiale, le persone che riportavano una lesione midollare non sopravvivevano che pochi mesi. Nel primo numero del Lancet del 1823, Sir Astley Cooper diede una descrizione molto approfondita di una lesione midollare. Scrisse:

“In questi casi non esiste rimedio se lo stravaso è considerevole. Non so cosa potrebbe essere tentato, oltre a far sanguinare subito, al fine di impedire un ulteriore stravaso...”

La stessa rassegnazione riguardo alle lesioni midollari era evidente nei documenti degli antichi Egizi. E lo stesso metodo di applicare coppette e salassare è stato in vigore per la maggior parte del 19 secolo. Sir Astley aveva ragione quando, nel 1823 affermava che...

“Il paziente sopravvivrà cinque o sei settimane.”

Questa triste condizione di impotenza perdurò a lungo: fino alla seconda guerra mondiale, procurarsi una lesione midollare significava invariabilmente morire. Harvey Cushing, lì neurochirurgo consulente dell’Esercito Americano durante la prima guerra mondiale, riferì che l’80% dei soldati moriva entro due settimane dalla lesione midollare riportata in battaglia. lì tasso di mortalità per paraplegia traumatica nell’Esercito Britannico era simile. Chi sopravviveva diventava “storpio, invalido ed emarginato”, destinato a passare il resto della vita chiuso in casa o in istituto.

Tuttavia, esisteva già lo sport per persone disabili, anche se dedicato a disabilità con migliore speranza di vita. Ad esempio, che ci fosse già un certo interesse per lo sport fra persone amputate lo testimonia la fondazione, a Glasgow nel 1932, della Società britannica dei Giocatori di Golf con un braccio solo. Sembra che anche la società dei sordomuti abbia fondato diversi club sportivi, qua e là per il paese.

Quindi, anche prima che Guttmann arrivasse a Stoke Mandeville il seme era già gettato. In una comunicazione alla Società Harveiana di Londra, nel 1934, Gowlland - il comandante della casa di riposo Star and Garter per soldati, marinai ed aviatori disabili — scrisse che si andavano definendo dei modi di cura che preparavano la strada a un trattamento migliore per le lesioni midollari ed altre condizioni disabilitanti. Stava diventando chiaro che con una buona assistenza infermieristica le complicanze delle lesioni midollari, quali piaghe da decubito e infezioni urinarie, potevano essere alleviate.

Dopo la prima guerra mondiale e fino al 1934, Gowlland ricoverò nel suo istituto più di 230 paraplegici, di cui si prendevano cura infermieri e ausiliari. Gli era offerta perlomeno una buona assistenza infermieristica, con un protocollo quotidiano. Due giorni la settimana erano passati a letto: erano chiamati “i giorni del clistere”. Gowlland parla di esercizi per i muscoli conservati e di movimenti passivi per gli arti paralizzati, di applicazioni di calore per gli spasmi dolorosi, dell’uso di morfina come ultima risorsa per combattere il dolore. Alla fine di una giornata molto faticosa, il paziente era messo a letto dagli ausiliari.

Quindi, già fra le due guerre si cominciò a considerare i problemi dell’assistenza infermieristica, ma non si insegnava ad essere indipendenti. E lo sport o i passatempi non erano parte del programma quotidiano. Anche se persone con altre disabilità prendevano parte ad attività ricreative, i paraplegici no; però stavano cominciando a sopravvivere più a lungo. Si dovette aspettare fino alla costruzione del primo centro, nel 1944, per vedere insegnata l’indipendenza in carrozzina alle persone con lesione midollare. Si dovette aspettare fino al giorno in cui Ludwig Guttmann guardò fuori di quella finestra, sbirciando da sopra i suoi occhiali, prima che lo sport cominciasse a giocare un ruolo importante nella riabilitazione dopo lesione midollare.

In un elegante articolo del 1952, Guttmann descrive i primi tentativi di giocare a basket, e di farlo con le carrozzine di allora, così pesanti e difficili da manovrare.

Nel 1949, per la prima volta si tenne una competizione fra club sportivi di disabili dell’Inghilterra meridionale. Nel Festival britannico del 1951, furono invitate alcune squadre di disabili per un’esibizione di basket e tiro con l’arco. Guttmann segnalò che doveva trattarsi di una delle novità più notevoli degli ultimi 100 anni del Festival.

Cosa accadrà nel 2051? Ci piacerebbe essere ancora capaci di fare colpo con prestazioni di spicco da parte dei nostri atleti disabili. Purtroppo pochi di noi saranno lì a vedere.

Lo spettacolo deve essere stato ben diverso, il 26 Luglio 1952, sui campi di Stoke Mandeville. Nelle parole di Papà Guttmann...

La lunga riga dei bersagli per gli arcieri, i sibili delle frecce, il loro ‘plop’ quando vanno a segno"

Tutto questo accanto alla Banda Principale della RAF che suonava melodie di Strauss, e sotto la Union Jack.

Questo festival di sport fra olandesi e britannici fu in pratica il primo evento internazionale di sport per persone disabili. Oggi possiamo perdonarci se a quel tempo abbiamo pensato che fosse poco più di un party in giardino, e dobbiamo riconoscere in tutta serietà che fu l’inizio di qualcosa che nei successivi 40 e più anni sarebbe diventato molto importante e avrebbe aiutato le persone con para e tetraplegia a vivere vite più lunghe e positive.

Una curiosità sui giochi del 1952: Charlie Lindsell scagliò il giavellotto a 98 piedi, 9 pollici e ½ (chi è forte in matematica avrà già calcolato: più di 30 metri). Con quella misura Charlie si sarebbe senza dubbio qualificato per tutte le paraolimpiadi seguenti!

Le cose andavano avanti, e sull’onda dell’entusiasmo si andava facendo strada un nuovo tipo di riabilitazione: basata più sulla motivazione e l’attività che sulla somministrazione di terapie passive. Praticando le discipline sportive adattate, le persone mielolese non imparavano solo ad essere più indipendenti, ma acquisivano anche un miglior controllo della carrozzina e sviluppavano forza e resistenza. Soprattutto, si vide chiaramente che tramite lo sport era più facile superare gli steccati sociali e quindi reintegrarsi nella collettività una volta usciti dai centri. La maggior parte degli sport può essere adattato alla carrozzina, e se ne aggiungono continuamente dei nuovi.

Nel 1953 Guttmann stava già guardando avanti...

È sperabile - disse — che si stia avvicinando il giorno in cui i meeting nazionali e internazionali, come le Olimpiadi, includeranno una sessione per i paralitici e gli altri disabili.”

Ora sappiamo che è successo proprio così, ed è stato grazie all’intuizione di Guttmann: capì che lo sport per persone disabili avrebbe avuto successo, e si convinse che avrebbe guadagnato considerazione da parte di molti se avesse avuto un suo evento quadriennale. Allora decise che sarebbe stato così, e che i giochi si dovevano tenere possibilmente nella stessa città che ospitava le olimpiadi.

I primi ebbero luogo a Roma nel 1960, con un villaggio olimpico completamente inadatto agli atleti in carrozzina. Ogni giorno le carrozzine e i loro occupanti dovevano essere portati su e giù per le scale per entrare e uscire dalle loro stanze. Le partite di basket si disputarono su campi in terra battuta. Ma i giochi furono un successo, e da allora i paesi che ospitavano i Giochi Olimpici ebbero la precedenza per organizzare anche quelli che Guttmann chiamava Olimpiadi per disabili. A Roma Papà Guttmann perdonò il Papa che lo aveva investito come “lì De Coubertin dei paralitici”. Ma io so per certo che lui segretamente amava questo suo nuovo titolo.

A Tokyo i due giochi — quelli per normodotati e quelli per disabili - si tennero nello stesso stadio.

A Città del Messico nel 1968 si costatò quanto fosse sbagliato aspettarsi che i giochi avessero sempre luogo nella città che ospitava le Olimpiadi. Infatti si dovettero tenere a Tel Aviv, in Israele. Si raccontano molti aneddoti sulla non idoneità di Città del Messico. Colpa dell’altitudine, ritenuta eccessiva per atleti con lesioni cervicali? Oppure, come Guttmann scrisse nel suo libro “... Le autorità messicane avevano difficoltà organizzative”? La decisione di tenerli in Israele fu saggia, e sono sicuro che a Guttmann (un Ebreo emigrato dalla Germania fra le due guerre; n. d. t.) abbia procurato un segreto piacere.

Fu Heidelberg, invece di Monaco, ad ospitare i giochi del 1972, dove si tenne per la prima volta una corsa, di soli 40 m, per atleti tetraplegici. Fino ad allora era considerato uno sforzo eccessivo, controindicato in caso di lesioni cervicali!

Timorosi com’erano di precorrere i tempi, cosa avrebbero detto gli organizzatori se avessero saputo che soli 12 anni dopo gli atleti tetraplegici avrebbero corso tutte le distanze, maratona compresa?

Ed eccoci, con Toronto 1976, all’era delle Olimpiadi “politiche”. Furono inclusi atleti ciechi ed amputati. Ma la partecipazione del Sudafrica era oggetto di controversia. Se ne sarebbe discusso per diversi anni; e se la politica avvolgeva il movimento olimpico, perché non avrebbe dovuto toccare le paraolimpiadi? Dopotutto, gli atleti disabili cercavano uno status uguale tramite lo sport.

A Montreal il Sudafrica fu bandito dalla competizione a causa della sua politica di apartheid. L’associazione sudafricana di sport-disabili inviò a Toronto una squadra birazziale nel tentativo di smorzare le critiche. Ciò nonostante i governi di Giamaica, India, Ungheria e Polonia ritirarono le loro squadre non appena i sudafricani arrivarono a Toronto. Diverse altre squadre non entrarono in campo quando fu annunciata la partecipazione del Sudafrica. Malgrado questo i giochi furono considerati un successo e il Movimento Paraolimpico fece un altro passo per divenire un’organizzazione credibile agli occhi della confraternita sportiva mondiale. E per la prima volta le organizzazioni sportive per i disabili recepirono le esigenze di atleti con disabilità diverse dalla paralisi.

Nel 1980, Le richieste di Guttmann riguardo alla possibilità di tenere i giochi a Mosca non ricevettero risposta dai sovietici. Si dice che l’unica risposta ricevuta, da parte di un alta carica governativa, fu che in URSS non c’erano disabili. Pochi ne furono stupiti. Allora L’Olanda avanzò la candidatura di Amhem, subito accolta. Per la prima volta gli atleti gareggianti si avvicinarono a duemila.

Ma, come un fulmine a ciel sereno, il Parlamento Olandese annunciò che non avrebbe consentito i giochi se vi avesse partecipato il Sudafrica. Nel 1978 Guttmann capì che la sua creatura sarebbe stata per la prima volta in serio pericolo se non si fosse allineato alla opinione comune. Nei giochi del 1979 a Stoke Mandeville, al Sudafrica fu chiesto di ritirarsi, con dispiacere di molti. Il Sudafrica restava comunque fra i paesi membri, e sarà riammesso ai giochi nel 1991.

Nel Marzo 1980, Sir Ludwig Guttmann, il fondatore e presidente, morì.

Con il passaggio della presidenza nelle mani del canadese Robert Jackson gli atleti ebbero più voce in capitolo nella gestione dei loro sport. Dalle paraolimpiadi del 1980 uscirono nuove idee, specialmente nel disegno delle carrozzine. Fino ad allora si erano applicate a tutti gli sport le regole delle carrozzine da basket. Si crearono delle sezioni specifiche per ogni sport, ognuna delle quali prese a stabilire delle regole che fossero più possibile vicine a quelle dei normodotati. lo stesso ho fatto parte del gruppo designato da un comitato internazionale a definire come si sarebbero dovute sviluppare le gare di atletica leggera.

Agli atleti in carrozzina fu data mano libera a progettare delle carrozzine che ottimizzassero le prestazioni. È interessante notare che fu da questa iniziativa che nacquero le carrozzine superleggere che oggi dominano il mercato. Carrozzine disegnate dagli atleti per gli atleti. In seguito a questa evoluzione le prestazioni migliorarono, e molti record mondiali stabiliti da anni furono battuti.

Fino ad allora le regole dicevano che una carrozzina doveva avere quattro ruote. Quando la prima carrozzina a tre ruote apparve sulla pista, fu evidente che trasgrediva la regola. Venne immediatamente esclusa dalla competizione, e dichiarata illegale. Allora l’atleta entrò in una tenda-officina e chiese una rotella di ricambio. Attaccò poi la rotella alla parte posteriore della carrozzina con uno spago, come se fosse la ruota di scorta di un’auto. Infine domandò di essere riammesso alla gara, giacché aveva le quattro ruote previste dal regolamento. Fu riammesso, poiché le regole non specificavano dove la ruota doveva essere. L’atleta gareggiò, e vinse.

Chiaramente il regolamento doveva essere riscritto, e questo richiese molto del tempo libero che rimaneva al Pannello Internazionale per i Regolamenti.

Poi fu il disastro. Si decise in Amhem che il luogo in cui si sarebbero tenuti i giochi per atleti in carrozzina del 1984 doveva essere diverso da quello per le altre disabilità. Si riconobbe subito che ci sarebbero stati problemi. E in effetti ci furono. Ci si accordò che le federazioni internazionali si sarebbero dovute affiliare per due ragioni:

  1. Per comunicare con il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) come ente singolo
  2. Per coordinare la competizione olimpica quadriennale.

I giochi ISOD dovevano essere tenuti a Nassau County Long lsland e i settimi giochi mondiali in carrozzina a Urbana-Champaign, nell’Università dell’lllinois. Questi ultimi non ebbero luogo perché il Comitato organizzatore delle Paraolimpiadi non riuscì a raccogliere i fondi necessari.

Cinque anni dopo la morte del fondatore, le Paraolimpiadi si tennero ad Aylesbury, in Inghilterra.

Si disse che se il Presidente Reagan avesse cancellato i programmi alla cerimonia di apertura dei Giochi di Los Angeles, si sarebbero raccolti fondi a sufficienza per tenerle a Chicago. Vero o falso, ormai è storia.

Aylesbury fu un gran successo, e ci vollero solo nove mesi perché il comitato organizzatore raccogliesse i fondi necessari e predisponesse la logistica e le competizioni. I giochi durarono due settimane e vi parteciparono 1100 atleti. La fiamma dei giochi è ancora accesa, a testimonianza dei giochi che rischiarono di non aver luogo.

Seul, capitale della Corea del Sud, ospitò i giochi del 1988. A tutt’oggi non abbiamo ancora capito, e credo non lo sapremo mai, se i piccoli Coreani abbiano colto o no la differenza fra le Paraolimpiadi e le Olimpiadi che avevano ospitato nelle due settimane precedenti. Grazie al loro trascinante entusiasmo, è sembrato quasi che le Olimpiadi per normodotati fossero la prova delle Paraolimpiadi. La cerimonia di apertura fu esattamente uguale, con una folla immensa a presenziarvi. Le gare furono tenute nello stesso stadio, in mezzo a folle eccitate ed entusiaste. Per la prima volta si fecero controlli antidoping, e fu opportuno. Le misure di sicurezza erano rigorose.

Il comitato organizzatore di Seul aveva portato lo sport per disabili al suo zenit. Aveva fissato un nuovo standard per il futuro, con un’organizzazione difficile da eguagliare, Il movimento paraolimpico era maturato. La Corea aveva lanciato il guanto di sfida dicendo... «raccoglietelo”.

E Barcellona lo fece nel 1992. Gli spagnoli portarono il tutto un passo avanti, mettendo in mostra un’organizzazione al tempo stesso ferrea e dagli ingranaggi ben oliati. Fu il meglio, purtroppo non ripetuto ad Atlanta nel 1996. Una volta ancora gli americani peccarono nell’organizzazione, e negli stadi c’erano pochi spettatori. Quindi Sydney 2000 è riuscita a far progredire ancora lo sport per disabili all’ingresso nel nuovo millennio.

L’UNESCO ha definito lo sport come “Qualsiasi attività a carattere di gioco o che implichi una lotta con se stesso o con gli altri, o un confronto con elementi naturali. Se questa attività implica competizione, deve essere realizzata con spirito sportivo. Non ci può essere vero sport senza fair-play. Ogni regola va osservata tenendo presente questo principio.”

Lo sport ha molti ingredienti e può essere goduto in diversi modi. Anche se è definito tenendo presente le persone normodotate, le esigenze e i requisiti per le persone disabili sono gli stessi.

ATLANTA NEL 1996 HA RIDEFINITO IL MOVIMENTO PARAOLIMPICO

ü� E’ stata la I volta che i giochi sono stati trasmessi in televisione negli Stati Uniti

ü� E’ stata la I volta che i diritti televisivi sono stati venduti in tutto il mondo

ü� E’ stata la I volta che sono state vendute le sponsorizzazioni

ü� HA PARLATO DEI DIRITTI UMANI DEGLI ATLETI DISABILI

ü� E PIU’ DI 300.000 PERSONE HA CONOSCIUTO QUESTA REALTA’

ü� HA PORTATO IL RICONOSCIMENTO DEGLI SPORT PER DISABILI COME ENTITA’ COMMERCIALE

NUMERI DELLE PARAOLIMPIADI DI ATLANTA 1996

ü� 600.000 biglietti venduti

ü� 66.000 persone alla cerimonia di apertura

ü� Piu’ di 85 paesi hanno trasmesso le immagini di giochi

ü� 3310 atleti parteciparono alla manifestazione da 104 paesi

I XIII Giochi Paralimpici estivi si sono svolti a Pechino, Cina; hanno avuto inizio il 6 settembre e sono giunti a conclusione il 17 settembre 2008. Nella stessa località si è svolta la XXIX Olimpiade dall'8 al 24 agosto 2008. Come per le XXIX Olimpiade, gli eventi equestri sono stati tenuti ad Hong Kong, mentre quelli di navigazione a Qingdao.

ü� Il 26 giugno, 2005, il comitato olimpico di Pechino ha annunciato che lo slogan per le Olimpiadi 2008 sarà “un mondo, un sogno" (Cinese semplificato: 同一个世界同一个梦想; Cinese tradizionale: 同一個世界同一個夢想). Lo stesso slogan è stato usato alla XXIX Olimpiade.

ü� Tang Xiaoquan, vice-presidente esecutivo del Comitato Organizzatore di Pechino per i Giochi Olimpici (BOCOG), ha annunciato che oltre 4.200 atleti da oltre 140 Paesi, HANNO PRESO� parte all'evento. Questo è il più grande numero di partecipanti mai avuto alle Paralimpiadi

ü� Nel programma della XXIII Paralimpiade sono apparse venti discipline.

ü� Il Canottaggio ha fatto la sua prima apparizione in competizione

Se il movimento paralimpico internazionale deve la sua nascita al neurochirurgo inglese Sir Ludwig Guttmann, il primo ad avviare alla pratica sportiva i reduci britannici che, nel corso della II Guerra Mondiale, riportando una lesione midollare, venivano ricoverati presso la “Spinal Injuries Unit” di Stoke Mandeville, il “Padre” della Sport Terapia e del paralimpismo in Italia è stato invece il dottor Antonio Maglio.

Senza il suo lavoro, e la sua totale dedizione, che durò dal 1935 anno di conseguimento della laurea in medicina e chirurgia all’Università di Bari fino al giorno della sua scomparsa avvenuta a Roma il 7 gennaio del 1988, Roma e l’Italia non avrebbero avuto il privilegio di aver dato i natali ai Giochi Paraolimpici estivi, senza contare che migliaia di persone disabili in Italia devono alle sue intuizioni il prolungamento delle loro aspettative di vita e il reinserimento nella società civile.

E' lui l’ideatore ed il propugnatore della prima Olimpiade per atleti paraplegici. In Italia erano i primi Anni ’50 e, purtroppo, imperava una scarsa Cultura in materia di handicap. Antonio Magl