Studi e Ricerche

...un dolore alla coscia che non migliora ... e se fosse una MIOSITE OSSIFICANTE ?

... avevo appena giocato la bella contro Chiavari nella serie di spareggio play out nelle fila dell'Effepi' Vaiano ( serie C1 di basket) e nell'euforia della vittoria e della salvezza raggiunta quasi non mi sono accorto del dolore alla coscia!!!Avevo infatti subito un colpo alla coscia dx in un contatto di gioco e quasi non riuscivo a camminare ... Ho pensato , vebbe' è una contusione tra qualche giorno passa tutto ... risultato?? dopo un mese un ecografia ha evidenziato LA PRESENZA DI UNA MIOSITE OSSIFICANTE ... Mi domanderete e questa che cosa è ????

lo scopo dell'articolo è di fare un po' di chiarezza in merito

DEFINIZIONE

“La miosite ossificante è la condizione morbosa caratterizzata dallo sviluppo di una formazione ossea , non neoplastica, costituita da tessuto fibroso, osseo e cartilagineo nel contesto di un tessuto muscolare”
in realta'la definizione di “Miosite Ossificante” risulta non corretta non essendoci evidenze istologiche certe né sulla natura infiammatoria del processo, né sulla presenza di vero osso neoformato, né tantomeno sul diretto coinvolgimento del tessuto muscolare nella patogenesi del fenomeno eterotopico.
Pertanto la definizione più corretta sul piano anatomopatologico è quella di “ossificazioni intramuscolari circoscritte post-traumatiche”
La Miosite Ossificante colpisce prevalentemente giovani adulti, specie se impegnati in sport di contatto.

la Miosite ossificante interessa più frequentemente i muscoli flessori dell'avambraccio, il quadricipite femorale e l'adduttore della coscia, in adolescenti o giovani adulti, con lieve prevalenza maschile. Può anche essere coinvolto il gomito, la spalla e l'anca, mentre è raro l'interessamento di testa, collo, dita, torace e colonna lombare

Tra il 60% ed il 70% dei casi di MO sono secondari a traumi isolati di grossa entità.
Meno frequenti le forme secondarie a traumi minori ripetuti.
La M.O. è spesso secondaria ad un traumatico diretto, tale da causare la formazione di un ematoma in sede muscolare profonda, o svilupparsi come complicanza di un atto diagnostico invasivo o di un intervento chirurgico
(Dalla terza alla quarta settimana iniziano a svilupparsi nella massa calcificazioni ed ossificazioni, e a sei-otto settimane perifericamente si osserva una corticale ossea ben definita ed organizzata.)
Perchè la Miosite ossificante si manifesti sono importanti
Fattori Locali
--presenza di una Raccolta emorragica (responsabile della reazione del connettivo locale che si arricchisce di cellule mesenchimali indifferenziate)
--presenza di una Stasi locale del circolo (che favorisce la precipitazione dei sali di calcio)
--Possibile distacco di frammenti periostali o ossei
Fattori Generali
--Turbe del ricambio calcio/fosforo
--Endocrinopatie
--Diatesi calcifiche ed ossificanti
--Neuropatie latenti
Si pensa che questi fattori possano rendere multipotenti le cellule mesenchimali ed indurre la trasformazione di fibroblasti in osteoblasti.

Clinicamente la Miosite ossificante si manifesta con
--Dolore locale e irradiato
--Tumefazione locale apprezzabile alla palpazione
--Riduzione del R.O.M. delle articolazioni prossime alla lesione

la diagnosi si basa su
--una Anamnesi accurata (fondamentale in funzione di una diagnosi differenziale nei confronti di forme a prognosi ben più sfavorevole come osteosarcomi e condrosarcomi);
--un Esame obiettivo attento (volto a definire sede, dimensioni, rapporti della neoformazione ed eventuale limitazioni funzionali a carico delle articolazioni adiacenti).
--RX (immagini di calcificazioni visibili a partire dalla terza/quarta settimana);
--RMN /ECOGRAFIA (utilI in fase precoce in quanto capacI di definire con precisione estensione, profondità e rapporti della raccolta ematica che fa da substrato a questa patologia);
--TAC ( utile in fase più avanzata per identificare la presenza del “fenomeno zonale”, tipico della M.O.);
--BIOPSIA (eseguita in fase precoce può non essere del tutto affidabile, essendo le caratteristiche istologiche iniziali della M.O. simili a quella di una forma sarcomatosa)
--ESAMI EMATOCHIMICI (dosaggio Fosfatasi Alcalina)
TERAPIA
La prevenzione della formazione di un ematoma nella sede della lesione muscolare, rappresenta sempre la misura terapeutica più appropriata e può essere sintetizzata dall’acronimo anglosassone
R.I.C.E.
REST (riposo del segmento scheletrico interessato);
ICE (crioterapia locale);
COMPRESSION (bendaggio elastico compressivo);
ELEVATION ( elevazione dell’arto colpito).
Utile ai fini della prevenzione anche un trattamento farmacologico di base:Antidolorifici
Decontratturanti
Indometacina
Enzimi proteolitici
Difosfonati
Mesoterapia

LA terapia della M.O. è quasi sempre orientata verso un atteggiamento conservativo e prevede :
Terapie fisiche strumentali/manuali
--US a massaggio
(utili in fase iniziale per favorire il riassorbimento dell’ematoma);


--Onde d’urto (impiegate in fase più avanzata per favorire la lisi dell’ossificazione);

--TECARTERAPIA

--IPERTERMA , SMARTERAPIA

--Fkt attiva e passiva (recupero articolarità, esercizi isometrici e successivamente eccentrici).--

Se la terapia fisica fallisce si puo' provare con l'Aspirazione ecoguidata dell’ematoma


Il trattamento chirurgico è riservato ai casi caratterizzati da importanti limitazioni funzionali articolari e alle forme che presentano analogie con neoformazioni a prognosi decisamente più infausta (condrosarcomi ed osteosarcomi)

L'escissione chirurgica è� quindi necessaria in presenza di una delle seguenti condizioni:
- diagnosi non certa, con sospetto di tumore maligno

- impigement neurovascolare
- limitazione dei R.O.M
- dolore importante
- cancerizzazione
I margini di resezione dovrebbero includere la lesione e l'area a bassa densità TAC che la circonda; di solito l'intervento non viene eseguito fino a che l'attività metabolica della lesione non si sia stabilizzata o sia cessata (6-12 mesi).
Nel caso di M.O. pseudomaligna (di origine sconosciuta) la chirurgia è sempre il trattamento d'elezione.