Studi e Ricerche

Ma il pompelmo aiuta davvero a perdere peso?

Carla Favaro del Corriere della Sera: Gli agrumi amici della dieta: si dimagrisce poco, ma cala il girovita. Una fama meritata solo in parte] Gli agrumi amici della dieta: si dimagrisce poco, ma cala

il girovita. Una fama meritata solo in parte

Rieccoci con il pompelmo e le sue presunte proprietà dimagranti, proprietà di cui già si discuteva negli anni Trenta, quando era stato incluso nella celebre "Hollywood Diet". Ma che cosa c’è di vero in questa fama che circonda da sempre il pompelmo? Hanno provato a rispondere alcuni ricercatori dell’Università dell’Arizona di Tucson (Usa) che si sono chiesti anche se il consumo di questo frutto possa influenzare i grassi che circolano nel sangue e la pressione arteriosa. Gli studiosi hanno condotto la loro analisi (pubblicata online su Metabolism) su 74 adulti sovrappeso od obesi sottoposti a una dieta di preparazione di tre settimane, in cui dovevano restringere il consumo di frutta e verdura più ricche in composti bioattivi (considerati tra i più protettivi per la salute, specie cardiovascolare) in modo da aumentare la probabilità che eventuali effetti osservati in seguito, quando si sarebbe iniziato ad utilizzare il pompelmo, sarebbero stati da attribuire proprio a questo frutto.

Dopo questa fase iniziale i volontari sono stati divisi in due gruppi: uno ha continuato a seguire lo stesso tipo di dieta, l’altro, invece, ha aggiunto mezzo pompelmo rosa tre volte al giorno, un quarto d’ora prima dei pasti. Dopo sei settimane, la perdita di peso del «gruppo del pompelmo» si è rivelata modesta (-0,6 kg) ma sono diminuiti in modo significativo la circonferenza vita (-2,4 cm contro -1,2 del gruppo di controllo), la pressione massima (-3,2 mmHg rispetto a -0,3) e i livelli di colesterolo Ldl, «cattivo» (-18,7 mg/dL contro -8,5). «Non è la prima volta che al pompelmo vengono attribuiti effetti favorevoli sul colesterolo, sui trigliceridi e sulla pressione arteriosa — commenta Domenico Sommariva vicepresidente della sezione lombarda della Società italiana per lo studio dell’arteriosclerosi — si tratta comunque di studi ancora da valutare con molta cautela, anche perché non è facile attribuire certi risultati a un unico componente della dieta». Ma che cosa si può dire più della esperetina e della naringenina alle quali, secondo i ricercatori, potrebbe andare il merito di quanto osservato? «Sono due flavanoni, un sottogruppo dei flavonoidi, che si sono dimostrati in grado di influenzare la salute cardiovascolare e di prevenire la formazione di placche aterosclerotiche — risponde Daniele Del Rio, docente di Nutrizione umana all’Università di Parma — anche con le dosi che si raggiungono con una dieta semplicemente ricca di frutta e verdura. Vedremo se ricerche future confermeranno queste promettenti osservazioni».