Studi e Ricerche

L'ULTRAMARATONA :FA BENE O FA MALE ?

Storia e leggenda

La prima descrizione di una ultramaratona è dovuta allo storico greco Erodoto che rievoca le gesta dell'emerodromo( emissario di generali e politici che trasmetteva i messaggi correndo da un punto all'altro della Grecia)Filippide nell'antica Grecia. (Gli emerodromi dovevano essere abbastanza allenati, perché in grado di percorrere circa 100 km in poco meno di otto ore su terreni aspri e selvaggi.)Filippide non percorse solo il tratto da Maratona ad Atene per annunciare la vittoria degli Ateniesi sui Persiani, come forse tutti ricordano; infatti, pochi giorni prima aveva fatto, sempre di corsa, il tratto Atene-Sparta e ritorno (500 km) in poco meno di 48 ore, per cercare aiuto presso gli Spartani, prima che la battaglia iniziasse

Erodoto racconta infatti come Philippides (o Pheidippidas in dialetto spartano antico) percorse il tragitto da Atene a Sparta con una richiesta di aiuto per fronteggiare l'invasione persiana. Gli spartani rifiutarono l'aiuto e tale messaggio fu riportato ad Atene da Philippides pochi giorni dopo. Anche senza l'aiuto degli Spartani gli Ateniesi sconfissero i Persiani nella battaglia di Maratona (il cui nome significa “campo di finocchi”). La tradizione vuole che lo stesso Philippides abbia poi corso da Maratona ad Atene per annunciare agli ateniesi la vittoria, ma ciò non è confermato dai racconti degli storici dell'epoca. Ai giorni nostri, la "Spartathlon historic race" di 246km che ricalca il percorso che congiunge Atene con Sparta intende celebrare l'impresa di Philippides, proprio sul percorso che attraversa l'istmo di Corinto, la piana di Argo e i monti dell'Arcadia.

Ultramaratona oggi

è giunta alla sua 28ª edizione la gara internazionale "Spartathlon".

Sui 246km in linea che portano dall'Acropoli alla statua di Re Leonida si possono cimentare solo concorrenti in possesso di requisiti piuttosto selettivi ottenuti in gare di ultramaratona. Gli arrivati vengono premiati al traguardo con una corona di ulivo mentre il vincitore vede impresso il proprio nome in un apposito monumento di marmo bianco rappresentante la figura dimetri Leonida.

A New York si svolge annualmente la "Sri-chinmoy Self Transcendence", 3100 miglia su di un circuito di 883 metri, da completare entro i 51 giorni concessi di una gara, riservata a 15 selezionati adepti, che rappresenta l'attuale competizione no-stop di maggior distanza.

La gara più famosa di ultramaratona su strada che si disputa in Italia è la 100 km del Passatore; partenza da Piazza della Signoria in Firenze ed arrivo a Piazza del Popolo in Faenza; nel 2009 si è disputata la trentasettesima edizione. Altre gare su strada in auge da decenni sono la "50 km di Romagna", la "Pistoia-Abetone Ultramarathon" e la "Strasimeno" che si disputa la prima domenica di marzo e il 6 marzo 2011 ha festeggiato la sua 10ª edizione.

L'aspetto qualificante delle competizioni di ultramaratona è la distanza percorsa, tuttavia nella valutazione della difficoltà della singola competizione intervengono anche elementi legati al particolare contesto in cui essa si svolge.Di conseguenza, per quanto concerne invece il riconoscimento di "primati" o di "migliori prestazioni", con gli anni sono andate codificandosi distanze ben distinte per lunghezza/tempo e per luogo/ambito di svolgimento.

Ecco pertanto che i termini di confronto tra performance di atleti attengono le migliori risultati certificati, territorialmente o globalmente, relativi alle distanze di 30 miglia, 50km, 40 e 50 miglia, 100km, 100 miglia, 1000km e 1000 miglia; non solo: ognuna di queste "specialità" si distingue tra outdoor pista, outdoor strada, trail, indoor.

Altro criterio per definire competizioni di ultramaratona, prescindendo dalla lunghezza del percorso, è il tempo predeterminato di durata delle gare medesime. Anche qui, generalmente, si tratta di misure "codificate" quali la 6, 12, 24 ore, oppure "multiday" come la 48 ore

La 100 km è l'unica specialità di ultramaratona che prevede i cosiddetti primati, come deliberato dalla IAAF dal 1 gennaio 2003, quando istituì i primati mondiali di alcune specialità di corsa su strada (10-15-20-21,097-25-30km, maratona)‏

Ma chi sono gli ultramaratoneti?

una risposta si puo'dare grazie a questo studio

Res Sports Med. 2012 Jan;20(1):59-69.

Demographic characteristics of 161-km ultramarathon runners.

Hoffman MD, Fogard K.

Department of Physical Medicine & Rehabilitation, Department of Veterans Affairs, Northern California Health Care System, Sacramento, California 95655-1200, USA

Nonostante la ragguardevole crescita recente ultramaratona, poco si sa circa le caratteristiche dei partecipanti.

Questo lavoro documenti caratteristiche demografiche di 161-km ultramarathoners. Le indagini sono state fatte su 489 di 674 corridori iscritti in due delle più grandi 161-km ultramaratone in Nord America nel 2009.

Gli intervistati hanno una media (± SD) all'età di 44,5 ± 9,8 anni (range 20-72 anni) ed erano in genere gli uomini (80,2%), sposato (70,1%), ha avuto laurea (43,6%) o laureati (37,2%) gradi, e utilizzati vitamine e / o integra (75,3%). Hanno riferito di 2,8 ± 20,2 giorni di lavoro o la perdita della scuola per l'anno precedente da infortunio o malattia. Indice di massa corporea (23,4 ± 2,2 e 20,8 ± 1,8 kg/m2 per uomini e donne, rispettivamente) non è stato associato con l'età.

I risultati indicano che i partecipanti alla 161-km ultramaratona sono

in gran parte istruiti,

di mezza età,

uomini sposati

che raramente perdono giornate di lavoro a causa di malattia o infortunio, utilizzano in genere vitamine e / o supplementi,

e mantegono la massa corporea adeguata all’eta’.

E questo perché accade ??? Quali sono le motivazioni ?

Perchè si ricorre ALLA ULTRAMARATONA?

1) Molti ultrarunners affermano con convinzione che la motivazione e una prova contro se stessi (corrono le 100 km per loro stessi

2) Perché’ ci si accorge di non essere sufficientemente competitivo sui 10000 o sulla maratona,

3) . Altre volte perché le distanze fatte fino ad oggi sembrano troppo facili (la tipologia psicologica del podista è un po’ del masochista: la corsa è sofferenza

4)Si sente il bisogno di nuove prove per dimostrare a se’ stessi qualche cosa (l’atleta anziano per esorcizzare la vecchiaia , il giovane per potere affermare la propria personalità)

ma…fa bene o fa male correre le ultramaratone ???

PARTIAMO CON DATI CERTI

Correre con moderazione ed intelligenza non fa male.

E' opportuno però tenere presente molti fattori.

NON CORRERE IN CONDIZIONI DI STANCHEZZA

FARE UNA BUONA reintegrazione e' sempre consigliabile ( FERRO E AA), almeno durante le settimane di allenamento piu’ intense .

E' importante rispettare le tabelle di allenamento,

E’ altrettanto importante seguire una dieta corretta.

Allenarsi e correre in modo adeguato, fa sempre bene, mantiene in esercizio, stimola la produzione di endorfina e aiuta a scaricare lo stress. Se si analizza la vita media di un runner si scopre che la distanza settimanale che la massimizza è attorno ai 60-70 km.

Dal punto di vista della fisiologia più che la distanza in sé, conta il tempo di percorrenza,

In un soggetto allenato si può ritenere salutistica una prestazione che non duri più di 4 ore.

Per tale motivo la maratona è la distanza limite

Tanti motivi per correre

È ecologico, fa bene al sistema cardiovascolare, mantiene in forma, è praticabile all’aria aperta e indoor, è un modo economico per socializzare... , sviluppa il senso di “partecipazione” e non la competizione, insegna la resistenza, allena all’ascolto dei ritmi del corpo, è una forma di meditazione dinamica, ma soprattutto è parte integrante della natura dell’essere umano.

Maratona, ultramaratona, mezza maratona o, ancora, gare di orientamento in centri urbani piuttosto che in montagna, corse in salita (skyrun). Per gli amanti delle competizioni podistiche c’è solo l’imbarazzo della scelta: terreno, lunghezza e modalità di corsa sono le più disparate, così da adattarsi alle esigenze di ogni singolo runner. Tuttavia non si corre solo per vincere, o per partecipare, ma anche e soprattutto per stare bene. La corsa fa parte della natura dell’essere umano: è “dentro”ciascuno di noi, e, per riscoprirla, dopo averla vissuta da bambini, bisogna interpretarla con spontaneità e gioco, preparando il corpo e allenando la mente.

Nati per correre

1.È l’attività aerobica per eccellenza e fa bene al sistema cardiovascolare perché ne aumenta la resistenza.

2.Correndo si allenano i gruppi dei grandi muscoli come quelli dei fianchi e delle gambe.

3.La corsa è uno sport praticabile sia indoor che all’aria aperta.

4.È uno sport che aggrega le persone. La corsa va vissuta non come competizione, ma come partecipazione.

5.Abitua ad ascoltare il proprio corpo, che suggerisce i ritmi da tenere.

6. La corsa può diventare una forma di meditazione dinamica e permette di “allenare la mente”.

Vanno presi in considerazione due fattori in controtendenza…

Da una parte l'allenamento. Più il soggetto è allenato e maggiori sono i giovamenti per il proprio fisico.

Dall’altra parte i traumi Più ci si allena e più aumentano le possibilità di infortuni all'apparato locomotore e le alterazioni a livello generale livelli di colesterolo troppo bassi (sotto a 130 mg/dl aumentano le probabilità di contrarre tumori); stesso discorso per molti ormoni

. Del resto lo studio di Nieman (1987, condotto su 2.300 runner) non è mai stato messo in discussione, anzi è stato confermato da ricerche successive:

la probabilità di ammalarsi raddoppia per coloro che corrono più di 90 km alla settimana. La depressione del sistema immunitario è evidente. Altre ricerche evidenziano anche una netta depressione dell'umore nell'ultramaratoneta.

Ultramaratona e cuore

. Una ricerca pubblicata sulla rivista Mayo Clinic Proceedings getta però un'ombra sulle conseguenze che l'esercizio fisico "estremo" può avere sul cuore.

La morte improvvisa a fine marzo, durante un allenamento di routine, dell'ultramaratoneta Micah True all'età di 58 anni è forse uno degli esempi più eclatanti dei rischi cui può andare incontro chi spinge il proprio organismo oltre una certa soglia di sforzo sottoponendo in maniera cronica il proprio cuore a un notevole stress. Micah True, soprannominato Caballo Blanco, non temeva la fatica: poteva arrivare a correre fino a 160 km in un solo giorno. Difficile immaginare una persona più in forma di lui, anche indipendentemente dall'età anagrafica. Eppure l'autopsia svolta sul suo copro ha rivelato che il suo cuore portava tutte le cictrici degli sforzi fatti.

Il sospetto dei medici è che il muscolo abbia subito dei cambiamenti patologici legati proprio all'esercizio fisico estremo cui True si sottoponeva, e che in ultima analisi ne ha provocato la morte per aritmia.

Un attimo… ma fare sport non faceva bene?

James O'Keefe, cardiologo del Saint Luke's Hospital di Kansas City, autore dell'articolo, ribadisce che fare attività fisica tutti i giorni è una pratica raccomandatissima e che chi fa sport è molto più sano di chi conduce un'esistenza sedentaria. Il punto è quanta attività fisica fa bene e quando comincia a fare male.

L'allenamento di resistenza estremo, come quello che seguiva Caballo Blanco, ma anche quello di chi si allena e fa gare di triathlon, o i ciclisti che percorrono lunghe distanze, può causare, secondo O'Keefe e colleghi, cambiamenti cardiovascolari strutturali transitori e un innalzamento di alcuni biomarker cardiaci che tendono a tornare normali nel giro di una settimana.

Ma, per alcune persone, mesi e anni di lesioni ripetute possono portare a sviluppare una fibrosi miocardica e un'aumentata suscettibilità all'aritmia atriale e ventricolare. In uno studio preso in esame dalla rassegna compilata da O'Keefe, circa il 12% di maratoneti apparentemente sani mostravano segni di lesioni miocardiche e nel follow-up dei successivi 2 anni gli eventi coronarici erano molto più frequenti nei maratoneti rispetto al gruppo di controllo.

una ricerca pubblicata sull'European Heart Journal avverte:

chi esagera con gli sport di (estrema) resistenza può ritrovarsi con qualche danno cardiaco che nella maggioranza dei casi si recupera entro pochi giorni, ma che in circa il 10% degli atleti permane per mesi.

LO STUDIO - Lo hanno verificato ricercatori belgi e australiani studiando 40 partecipanti a maratone, ultra-triathlon, triathlon di resistenza o gare di bicicletta in montagna: nessuno aveva problemi cardiaci e tutti erano molto allenati (si esercitavano intensamente almeno 10 ore alla settimana). Sottoponendoli a risonanza magnetica, ecocardiogramma ed esami del sangue prima della gara, immediatamente dopo e 7-10 giorni dopo, i medici si sono accorti che tutti al termine della competizione avevano il "cuore gonfio": il volume cardiaco era aumentato, la funzionalità del ventricolo destro era diminuita. Nel giro di 7 giorni la maggioranza era tornata nella norma, ma alcuni manifestavano ancora zone di sofferenza nel ventricolo destro.

«Il dato è nuovo, ma non sorprendente — commenta Attilio Maseri, cardiologo di fama - I ricercatori hanno infatti considerato atleti che si sottopongono a prove per cui il corpo umano non è adatto: un ironman richiede una prestazione fisica intensa per 11 ore. Con questi ultra-sforzi è ovvio che emerga qualcuno suscettibile a sviluppare danni cardiaci, specialmente al ventricolo destro, che è meno spesso e "forte" del sinistro, spinge il sangue nei polmoni ed è perciò fatto per lavorare contro una pressione bassa. Quando durante lo sforzo intenso la pressione polmonare sale, il ventricolo destro lavora peggio e alla lunga può soffrirne».

I CONTROLLI - Meglio rassegnarsi, l'ironman non è per tutti. Ma vale lo stesso per la maratona? «Chi vuole partecipare a queste gare, ogni settimana si allena in media dieci volte di più rispetto a quanto viene raccomandato per restare in forma e tenere sotto controllo i fattori di rischio cardiovascolare: di nuovo, è plausibile che fra tanti ci sia qualcuno inadatto a una simile fatica IMPORTANTISSIMA LA VISITA SPORTIVA farsi controllare da un medico dello sport e sottoporsi almeno a un elettrocardiogramma a riposo e sotto sforzo; quindi, è sempre opportuno allenarsi gradualmente, tenendo conto delle proprie caratteristiche e dei propri limiti.

«Come estrema cautela potrebbe essere opportuno ripetere i test quando si è già abbastanza allenati e dopo un'eventuale maratona. In questo modo si può valutare se il cuore ha subìto modificazioni e se queste rimangono a lungo — consiglia il cardiologo —. Ma solo esagerando si rischia davvero: la paura di danni al cuore non deve essere usata come scusa per non fare esercizio fisico. Chi svolge un'attività regolare abbastanza intensa vive in media 7-8 anni di più dei sedentari: dovrebbe bastare questo a convincerci che è meglio muoversi. L'esercizio fisico migliora la funzionalità del cuore e la qualità della vita, perché aumenta la sensazione di benessere: è il farmaco più efficace, a buon mercato e privo di effetti collaterali che ci sia. Peraltro per stare bene non bisogna diventare maratoneti, è sufficiente fare regolarmente una camminata a passo svelto. Il modo per capire se la velocità è quella giusta è parlare con qualcuno: se non abbiamo neppure un po' di fiatone bisogna accelerare» conclude il cardiologo

Troppo sport fa male?

Sì, secondo una nuova ricerca medica. Prove estreme comportano il rilascio di troponina, un enzima pericoloso. Un cardiologo italiano: lo sport fa bene sempre, a meno che non ci siano anomalie fisiche in chi lo pratica

D’accordo fare sport fa bene ma attenti a non esagerare. Secondo una nuova ricerca, riportata dalla rivista Mayo Clinic Proceedings, la partecipazione a gare di resistenza, maratone in primis, può causare seri danni al cuore, strappando le fibre muscolari. Così, mentre le maratone si moltiplicano in tutto il globo, testimonianza di uno sport pulito e ad impatto zero, i ricercatori americani lanciano un grido d’allarme in nome del buon senso: il corpo umano ha i suoi limiti e anche l’attività sportiva deve essere svolta con raziocinio. Ma si tratta di un eccessivo allarmismo?

Il ricercatore universitario James O’Keefe, cardiologo presso il Mid America Heart Institute of St. Luke’s Hospiltal di Kansas City, afferma: “ L’esercizio fisico, portato agli estremi, è come una droga potente. Entro un certo limite porta solo benefici ma se esagera, le prestazioni decrescono, si danneggia il proprio cuore e si accorcia persino la propria longevità”. Il team di ricercatori statunitense ha svolto test di comparazione fra persone che si allenavano con gare di resistenza – maratone, triathlon, gare di bicicletta su lunghe distanze – evidenziando come l’esercizio fisico, svolto in modo stabile nel tempo, comporti considerevoli vantaggi in termine di salute rispetto a chi conduce una vita sedentaria. Ma quando O’Keefe e il suo team, hanno valutato i risultati degli atleti estremi, è apparso chiaro come gli effetti benefici fossero scomparsi, lasciando il posto all’agonismo estremo a detrimento del soggetto stesso. I problemi deriverebbero dall’aumento della troponina, un enzima cardiaco rilasciato quando il cuore va in sofferenza e durante gli sforzi eccessivi e costanti – come una gara di resistenza estrema – si può incorrere nella rottura delle fibre muscolari cardiache. O’Keefe ha dichiarato che gli atleti di resistenza hanno un rischio “cinque volte maggiore di fibrillazione atriale o di avere alterazioni del battito cardiaco”. Carl Lavie, co-autore dello studio e direttore del centro di riabilitazione e prevenzione cardiaca John Ochsner Heart and Vascular Institute di New Orleans, ha dichiarato che “ correre 16 – 24 km alla settimana è la soglia ottimale per avere solo benefici. Bastano 15-30 minuti al giorno di esercizio fisico costante e moderato, per stare bene. Se si esagera, invece, si corrono solo inutili rischi”.

Wired .it ha voluto comprovare la tesi, contattando un esperto italiano ovvero il dr. Cesare Albanese, cardiologo con specializzazione in medicina dello sport presso il rinomato centro Villa Stuart Sport Clinic – Istituto di Medicina dello Sport di Roma, attivo come unità operativa affiliata alla Federazione Medico Sportiva Italiana – Coni. «Dovremmo partire dall’assunto che l’attività sportiva, in soggetti con un cuore strutturalmente sano, non può arrecare danno, nemmeno se intensa.

ALTRI STUDI HANNO STUDIATO L'INFLUENZA DELLA ULTRAMARATONA SU

IL SANGUE

Foot-strike haemolysis after a 60-km ultramarathon.

Lippi G, Schena F, Salvagno GL, Aloe R, Banfi G, Guidi GC

Source

Unit of Diagnostic Blood-Chemistry, Department of Pathology and Laboratory Medicine, University Hospital of Parma, Italy

Abbiamo studiato 18 atleti maschi caucasici (età media, 42 anni, range 34-52 anni) prima e subito dopo una 60 km Ultramarathon. Le indagini di laboratorio ivi compreso il profilo ematologico con aptoglobina, potassio, aspartato aminotransferasi (AST), creatina chinasi (CK), lattato deidrogenasi (LDH) e le concentrazioni di albumina e un indice di emolisi (HI). RISULTATI: Non ci sono variazioni significative sono state trovate nella fase di post-esercizio i valori di emoglobina, conta dei globuli rossi ed ematocrito. Volume corpuscolare medio e aptoglobina sono risultati significativamente diminuiti, mentre ampiezza di distribuzione RBC è stata aumentata. La concentrazione di aptoglobina è stata ridotta di circa il 50%, mentre concentrazioni enzimatiche erano notevolmente aumentata. L'HI è rimasto sotto di 0,5 g / L. Dopo aggiustamento per il cambiamento del volume plasmatico, gli aumenti erano 1,7% per il potassio (P = 0,17), 30% per AST (P <0,01), il 49% per la LDH (P <0,01) e 2,39 volte per CK (P <0,01) . Una associazione statisticamente significativa è stata trovata tra emoconcentrazione aggiustati per le variazioni di CK e quelli di AST (r = 0,803, p <0,01) e LDH (r = 0,551, p = 0,02).

DISCUSSIONE:Questo è il primo studio dimostra la ultramaratona non induce cambiamenti clinicamente significativi di emoglobina, ematocrito, conta dei globuli rossi o la concentrazione di potassio. La significativa diminuzione di aptoglobina post-esercizio riflette un certo grado di emolisi, ma la concentrazione di cellule emoglobina libera residua sotto di 0,5 g / L e la non significativa variazione conta dei globuli rossi sia indicano che la emolisi è molto modesta clinicamente trascurabile.

LA MASSA CORPOREA

Foot-strike haemolysis after a 60-km ultramarathon.

Lippi G, Schena F, Salvagno GL, Aloe R, Banfi G, Guidi GC

Source

Unit of Diagnostic Blood-Chemistry, Department of Pathology and Laboratory Medicine, University Hospital of Parma, Italy

Abbiamo studiato 18 atleti maschi caucasici (età media, 42 anni, range 34-52 anni) prima e subito dopo una 60 km Ultramarathon. Le indagini di laboratorio ivi compreso il profilo ematologico con aptoglobina, potassio, aspartato aminotransferasi (AST), creatina chinasi (CK), lattato deidrogenasi (LDH) e le concentrazioni di albumina e un indice di emolisi (HI). RISULTATI: Non ci sono variazioni significative sono state trovate nella fase di post-esercizio i valori di emoglobina, conta dei globuli rossi ed ematocrito. Volume corpuscolare medio e aptoglobina sono risultati significativamente diminuiti, mentre ampiezza di distribuzione RBC è stata aumentata. La concentrazione di aptoglobina è stata ridotta di circa il 50%, mentre concentrazioni enzimatiche erano notevolmente aumentata. L'HI è rimasto sotto di 0,5 g / L. Dopo aggiustamento per il cambiamento del volume plasmatico, gli aumenti erano 1,7% per il potassio (P = 0,17), 30% per AST (P <0,01), il 49% per la LDH (P <0,01) e 2,39 volte per CK (P <0,01) . Una associazione statisticamente significativa è stata trovata tra emoconcentrazione aggiustati per le variazioni di CK e quelli di AST (r = 0,803, p <0,01) e LDH (r = 0,551, p = 0,02).

DISCUSSIONE:Questo è il primo studio dimostra la ultramaratona non induce cambiamenti clinicamente significativi di emoglobina, ematocrito, conta dei globuli rossi o la concentrazione di potassio. La significativa diminuzione di aptoglobina post-esercizio riflette un certo grado di emolisi, ma la concentrazione di cellule emoglobina libera residua sotto di 0,5 g / L e la non significativa variazione conta dei globuli rossi sia indicano che la emolisi è molto modesta clinicamente trascurabile

Clin J Sport Med. 2012 Mar;22(2):146-51.

Physiologic alterations and predictors of performance in a 160-km ultramarathon.

Landman ZC, Landman GO, Fatehi P.

Source

Department of Medicine, University of California, San Francisco, San Francisco, California, USA. Zachary.Landman@ucsf.edu

Lo studio serve per descrivere le alterazioni fisiologiche in corridori di una ultramaratona di 160 km e di valutare l’influenza delle variazioni di peso e di pressione arteriosa nelle prestazioni del corridore. Studio di coorte prospettico. SETTING:Un centinaio di 60 km Ultramarathon. PARTECIPANTI: Ninety-uno dei 101 partecipanti al Tahoe Rim 2010 100 Mile Endurance Run. VALUTAZIONE DEI FATTORI DI RISCHIO:Pressione arteriosa brachiale, la frequenza cardiaca, e il peso sono stati valutati prima della competizione, a 80 km, ea 160 km. MISURE PRINCIPALI DEL RISULTATO: Alterazioni della pressione arteriosa brachiale, la frequenza cardiaca, e il peso sono stati valutati in finitura. La perdita di peso, pressione arteriosa brachiale, pressione del polso, e la frequenza cardiaca a 80 km sono stati valutati in tutti i partecipanti per la loro capacità di predire il mancato finire la gara. RISULTATI: I partecipanti che hanno terminato 160 km (57%) hanno presentato i loro tassi più veloci cardiaca (p <0,05), la pressione sistolica più bassi (P <0,05), le più alte pressioni diastolica (P <0,05), le pressioni più stretti impulsi (P <0,05) e più bassi pesi (P <0,05) a 80 km. Alti tassi di finitura sono stati osservati in coloro che hanno perso> 5% del loro peso prerace (87%). Perdita di peso categoriale (<3%, 3% -5%, e> 5%) non è stato associato con la capacità di rifinire (P> 0.05) o il tempo di finitura (P> 0.05), mentre la presenza di una pressione differenziale è stato associato ad una elevata probabilità (likelihood ratio = 9,84, p = 0,002) di fallimento per terminare.

CONCLUSIONI:Maggiore perdita di peso intracompetition non è associato a prestazioni ridotte, ma piuttosto potrebbe essere un aspetto di prestazioni superiori. Pressione differenziale è stata associata con un'elevata probabilità di fallimento

Quali sono i danni piu’ frequenti ?

Med Sci Sports Exerc. 2011 Dec;43(12):2314-20.

Study of injury and illness rates in multiday ultramarathon runners.

Krabak BJ, Waite B Schiff MA.

Source

Department of Rehabilitation, Orthopedics and Sports Medicine, University of Washington, Seattle, WA, USA. bkrabak@uw.edu

Questo studio ha lo scopo di descrivere le lesioni e le malattie dei corridori in gara di ultramaratone. 250 km off-road METODI: Sono stati seguiti trecento corridori che competono nel RacingThePlanet 4 ultramaratone ( corse nel deserto ) dal 2005 al 2006. Sono stati utilizzate analisi descrittive per valutare percentuali di malattia, i tipi di infortuni , malattie, e le diagnosi mediche in tutte le gare . RISULTATI: Cinque-otto per cento dei corridori per un totale di 1173 visite mediche con prescrizione di cure mediche. Complessivamente le lesioni / malattia tassi erano 3,86 per corridore e 65 per 1000 h-run. Quasi il 95% erano minori, ( disturbi della pelle (74,3%), lesioni muscolo-scheletriche (18,2%) e le malattie mediche (7,5%). Le malattie hanno una maggiore probabilità di verificarsi il primo giorno della gara, mentre le lesioni muscolo-scheletriche e della pelle erano più probabili al giorno 3 o 4. A 10-yr aumento dell'età è stato associato ad un minor numero di 0,5 infortuni / malattie, e le femmine hanno più malattie 0,16 rispetto ai maschi.

CONCLUSIONI: Nonostante la natura estrema ambienti difficili e più giorni di gare ultramaratone, la maggior parte delle lesioni o malattie sono di entita’minore.

Clin J Sport Med. 2011 Sep;21(5):444-6.

Al Andalus Ultra Trail: an observation of medical interventions during a 219-km, 5-day ultramarathon stage race.

Scheer BV, Murray A.

Source

Borders Emergency Care Services, Melrose, UK. volkerscheer@yahoo.com

organizzatori della gara di servizi sanitari per questi eventi. DESIGN: Studio osservazionale. SETTING:Al Andalus Ultra Trail 2010, nel sud della Spagna. PARTECIPANTI:Tutte le ultramaratone 69 corridori.MISURE PRINCIPALI DEL RISULTATO: I numeri totali e le percentuali di ogni incontro clinico con un professionista della salute e dei loro rispettivi problemi di salute.

RISULTATI:Sessantanove concorrenti ha iniziato la gara, e 39 corridori sono stati osservati con un problema di salute (56,5%). C'erano un totale di 99 incontri clinici. Le cause più comuni per la consulenza erano vesciche piede (33,3%), seguiti da sfregamento (9,1%). Lesioni muscolo-scheletriche degli arti inferiori rappresentano il 22,2%, che colpisce prevalentemente il ginocchio.

La temperatura che influenza ha ?

Int J Sports Physiol Perform. 2011 Jun;6(2):243-51.

Influence of temperature and performance level on pacing a 161 km trail ultramarathon.

Parise CA, Hoffman MD

Source

Sutter Institute for Medical Research, Sacramento, CA, USA

Influenza del livello di temperatura e le prestazioni di stimolazione uno percorso Ultramarathon di 161 km. Parise CA, Hoffman MD. Fonte Sutter Institute for Medical Research, Sacramento, CA, USA. astratto BACKGROUND: Anche la stimolazione è stata raccomandata per prestazioni ottimali nella gestione distanze fino a 100 km. Ultramaratone Trail attraversare terreno vario, che non consente anche per la stimolazione. METODO: Le temperature a 2006 (caldo) e 2007 (più freddo) variava 7-38 C e 2-30 C, rispettivamente. Gli orari di arrivo a 13 posti di blocco sono stati registrati per 50 corridori che hanno terminato la gara in entrambi gli anni. Dopo stratificazione in tre gruppi in base al tempo finale nel 2007 (<22, 22-24, 24-30 h), il T-test sono stati utilizzati per confrontare la differenza di ritmo tra posti di blocco fra gli anni all'interno di ogni gruppo. Il χ2 test è stato utilizzato per confrontare differenze tra i gruppi del numero di segmenti più lenta negli anni caldi freddi vs.

RISULTATI: Per tutti i gruppi, la 161 km di gara è stata più lenta nel 2006 rispetto al 2007 (9,23 ± 1:13 min / km vs 8:42 ± 1:15 min / km, P <.001) e il ritmo è stato più lento fin dall'inizio della gara quando le temperature erano ancora relativamente fresco. Nel complesso, il <22 coorte h correva più lento nel 2006 rispetto al 2007 oltre 12 dei 14 segmenti esaminati, la coorte 22-24 h è stato più lento in 10 dei segmenti, e il> 24 h di coorte è stato più lento in solo 6 segmenti del χ (2) 2 = 6.00, P = 0,050). Stimolazione paragonabile tra il 2 y corrispondeva con l'inizio delle temperature notturne e di raffreddamento.

CONCLUSIONI: Il calore estremo altera la capacità tutti i corridori di svolgere le ultramaratone in 161 km, ma i corridori più veloci sono in maggiore vantaggio rispetto ai concorrenti più lenti, perché portano a termine una maggiore porzione di gara nelle condizioni di temperature più fresche .

Che rischi di danno da overuse abbiamo ?

Curr Sports Med Rep. 2007 Oct;6(5):307-13.

Risk factors for overuse injuries in runners.

Wen DY.

Source

University of Missouri, Department of Family and Community Medicine, M242 Medical Sciences Building, Columbia, MO 65212, USA. wend@health.missouri.edu

Ci sono molti fattori di rischio nella determinazione di danni da overuse ma questo rimane un campo difficile da studiare in modo adeguato. Numerosi studi riguardanti i fattori che contribuiscono a gestire gli infortuni esistono ora in letteratura, ma i risultati sono spesso non coerenti e talvolta contrastanti Ciò è probabilmente dovuto a diverse metodologie, definizioni, misure di outcome, e le popolazioni studiate. Questo articolo esamina e sintetizza numerosi studi pertinenti su questo tema, concentrandosi su anatomici (intrinseca) fattori di rischio così come i fattori di rischio legati alla formazione (estrinseca). A causa della natura multifattoriale probabile delle lesioni in esecuzione, conclusioni certe pochissimi può essere fatta sulla base degli studi esistenti.

Volume di allenamento (chilometraggio) e l'insorgenza di lesioni precedenti sembrano essere i due fattori di rischio più coerenti tra i vari studi epidemiologici

Med Sci Sports Exerc. 2004 May;36(5):845-9.

Impact and overuse injuries in runners.

Hreljac A.

Source

Kinesiology and Health Science Department, California State University, Sacramento, Sacramento, CA 95819-6073, USA. ahreljac@hhs4.hhs.csus.edu

Le forze che vengono ripetutamente applicate al corpo potrebbe portare a rimodellamento positivo di una struttura, se le forze sono inferiori al limite di trazione della struttura e se il tempo sufficiente è previsto tra le applicazioni di forza.

D'altra parte, una sollecitazione eccessiva può provocare una danno specie se c'è un tempo riposo insufficiente tra le forze applicate. La corsa è una delle attività più diffuse durante il quale si verificano le lesioni da sovraccarico degli arti inferiori. Lo scopo di questo articolo è quello di esaminare lo stato attuale delle conoscenze relative al lesioni da uso eccessivo di funzionamento, con particolare enfasi sugli effetti delle forze d'urto.

Recenti ricerche hanno suggerito che i corridori che presentano forze di impatto relativamente ampie e rapide durante l'esecuzione hanno un rischio aumentato di sviluppare una lesione da overuse degli arti inferiori. Le modifiche nei programmi di allenamento potrebbe aiutare un atleta infortunato correre con il tempo di riabilitazione è diminuito, ma sarebbe preferibile essere in grado di consigliare un corridore per quanto riguarda il potenziale evento traumatico prima di intraprendere un programma in allenamento .

Uno degli obiettivi della ricerca futura dovrebbe essere quello di concentrarsi sulla prevenzione o di intervento precoce di lesioni in esecuzione

Am Fam Physician. 1997 May 15;55(7):2473-84.

Common overuse running injuries: diagnosis and management.

Ballas MT, Tytko J, Cookson D

Source

Franciscan Sports Medicine Center, Dayton, OH 45408, USA.

Lesioni da corsa sono principalmente causati da un uso eccessivo a causa di errori di allenamento (ad esempio, l'esecuzione di training troppo prolungato, troppo veloce, troppo presto).

Una frattura da stress deve essere sempre presa in considerazione in un corridore che lamenta dolore, perché se questa lesione non è riconosciuto la situazione porta a dei tempi di recupero molto lunghi.

L'anamnesi e l'esame fisico sono in genere sufficienti per diagnosticare una ferita di overuse. I corridori devono essere istruiti ad aumentare la loro chilometraggio gradualmente con incrementi del 10 per cento o meno ogni settimana, di indossare adeguate scarpe da corsa e di eseguire esercizi di stretching e potenziamento per gli arti inferiori su base regolare. Inoltre, essi non dovrebbero cercare di "correre attraverso il dolore."

Ultramaratona e lesioni da sovraccarico

lesioni muscolo-tendinee da sovraccarico

causa stimolo meccanico ripetitivo che determina microlesioni deLtessuto tendineo, specie durante la fase eccentrica della contrazione: infatti il miglior mezzo per la prevenzione risulta essere l'allenamento con esercitazioni di tipo eccentrico.

Esistono alcuni fattori sia intrinseci che estrinseci in grado di aumentare il rischio di infortunio.

fattori intrinseci :

la dismetria degli arti inferiori (una differente

lunghezza dei due arti specie se maggiore di 5-6 mm).

i difetti di assialità: varismo o valgismo del ginocchio,

piede piatto o cavo, iperpronazione del piede,

lo squilibrio muscolare,

la ridotta flessibilità muscolare,

l'età

fattori estrinseci :

la metodologia dell'allenamento

(aumento improvviso del volume e/o dell'intensità, assenza di adeguato riscaldamento e defaticamento, stretching inadeguato),

soprappeso corporeo,

tecnica di corsa inadeguata, calzature inadeguate (per tipologia di scarpa, usura, eccessiva leggerezza),

tipo di superficie(pista, sterrato, asfalto),

condizioni climatiche (freddo ed umido in particolare),

fatica muscolare

nel 70%dei casi Il corridore può soffrire di patologie croniche che riguardano in particolare tendini di achille, lombalgie e/o lombosciatalgie, tendine rotuleo del ginocchio, fascite pIantare e frattura da stress. .

Le patologie croniche sono causate dal sovraccarico inteso come effetto lesivo di sollecitazioni ripetute ciclicamente per lungo tempo o con intensità elevate sull'apparato muscolo scheletrico.

Solo nel 30%dei casi si è in presenza di patologie acute, quali lesioni dei muscoli flessori della coscia, distorsioni tibio-tarsiche, lesioni dei gemelli della gamba, fratture meta tarsali e distorsioni del ginocchio

Veniamo ora alla 50 km.

Sinteticamente, potrebbe correrla chi ha i seguenti requisiti:

ha corso diverse maratone senza essere incorso in infortuni significati durante la preparazione (significa cioè che ha una distanza critica di almeno 42 km).

Ha meno di 50 anni; inutile negare che l'età diminuisce le capacità di recupero dell'organismo.

Ha un IMC inferiore a 22.

Riesce a gestire una mole di chilometri mensili decisamente alta; un buon test è di effettuare due lunghissimi di almeno 35 km in due giorni successivi, il primo svelto (se RG è il ritmo gara sulla maratona, a RG+10) e il secondo almeno lento (diciamo RG+30 al massimo).

Ha un equilibrio psicofisico notevole o è seguito da un'équipe medica che lo blocchi quando esagera;

Può ottimizzare la prestazione.