interessante articolo del Corriere della Sera :
Monitorando il polso potrebbe mandare segnali di allerta anche 60 minuti prima di un attacco cardiaco fatale
L’idea arriva dalla Spagna e in terra natia è stata premiata per l’innovazione e le ricadute pratiche possibili. Si tratta di un braccialetto elettronico da agganciare al polso degli atleti, in grado di monitorarne l’attività cardiaca lanciando l’allarme se qualcosa non va. Un metodo di semplice realizzazione grazie alle tecnologie attuali, che avrebbe però il potenziale per salvare moltissime vite. PROGETTO – Il progetto, ideato da Hugo Alberto Ferrer dell’università Jaume I di Castellò, in Spagna, si chiama IC-life e prevede l’uso di braccialetti-monitor in grado di accorgersi delle piccole anomalie dell’attività del cuore che si possono riscontrare già un’ora prima di una morte cardiaca improvvisa. Il braccialetto può anche valutare alterazioni del ritmo indotte dall’uso di sostanze dopanti, per cui secondo l’ideatore potrebbe essere utile anche per ridurre i costi delle analisi antidoping. Ma l’utilizzo più importante sarebbe quello di rappresentare una sorta di “salvavita” per atleti di ogni tipo, professionisti e non: in caso di anomalie della funzione cardiaca lo strumento infatti invia tre segnali d’allarme, il primo al monitor del braccialetto stesso per avvertire il soggetto, il secondo all’assistenza medica dell’impianto sportivo dove si trova l’atleta, il terzo all’ospedale più vicino in modo che sia pronto ad accogliere un eventuale paziente. «Tutto questo aiuta a diminuire moltissimo i tempi di intervento per il soccorso: sappiamo che i primi quattro, cinque minuti dopo un arresto cardiaco sono fondamentali per salvare la vita della vittima e per scongiurare esiti permanenti», spiega Ferrer. PREVENZIONE – Sembra in effetti l’uovo di Colombo, ma quanto costano questi utili braccialetti “anti-infarto”? «Una volta migliorati i prototipi, il braccialetto, il monitor e le antenne per la trasmissione dati non dovrebbero costare più di 20mila euro: meno dei 180mila euro necessari per fare controlli cardiovascolari a tappeto ogni settimana a una squadra di 25 calciatori professionisti», risponde Ferrer. Certo però non è una spesa che per il momento potrà essere sostenuta dai ragazzini delle squadre primavera né tantomeno da chi pratica sport per diletto; in futuro forse i braccialetti saranno più economici, per ora occorre affidarsi alla prevenzione che, come ammette lo stesso Ferrer, nel nostro Paese è davvero all’avanguardia: «L’Italia è l’unico Paese ad aver messo in atto ormai da decenni controlli cardiaci sugli atleti, attraverso elettrocardiogrammi ed ecocardiogrammi sotto sforzo: grazie a questo l’incidenza di morte cardiaca improvvisa sui campi da gioco è scesa dell’89 per cento». In Italia i casi di morte cardiaca improvvisa correlata allo sport riguardano soprattutto il calcio (44 per cento dei casi) e a seguire il basket (10 per cento). E se potessimo accorgerci per tempo che il cuore di uno sportivo sta andando in sofferenza potremmo salvare i circa mille under 35 che ogni anno muoiono per morte cardiaca improvvisa, spesso proprio mentre praticano sport o dopo una competizione. ] L'idea arriva dalla Spagna e in terra natia è stata premiata per l'innovazione e le ricadute pratiche possibili. Si tratta di un braccialetto elettronico da agganciare al polso degli atleti, in grado di monitorarne l'attività cardiaca lanciando l'allarme se qualcosa non va. Un metodo di semplice realizzazione grazie alle tecnologie attuali, che avrebbe però il potenziale per salvare moltissime vite.
PROGETTO – Il progetto, ideato da Hugo Alberto Ferrer dell'università Jaume I di Castellò, in Spagna, si chiama IC-life e prevede l'uso di braccialetti-monitor in grado di accorgersi delle piccole anomalie dell'attività del cuore che si possono riscontrare già un'ora prima di una morte cardiaca improvvisa. Il braccialetto può anche valutare alterazioni del ritmo indotte dall'uso di sostanze dopanti, per cui secondo l'ideatore potrebbe essere utile anche per ridurre i costi delle analisi antidoping. Ma l'utilizzo più importante sarebbe quello di rappresentare una sorta di “salvavita” per atleti di ogni tipo, professionisti e non: in caso di anomalie della funzione cardiaca lo strumento infatti invia tre segnali d'allarme, il primo al monitor del braccialetto stesso per avvertire il soggetto, il secondo all'assistenza medica dell'impianto sportivo dove si trova l'atleta, il terzo all'ospedale più vicino in modo che sia pronto ad accogliere un eventuale paziente. «Tutto questo aiuta a diminuire moltissimo i tempi di intervento per il soccorso: sappiamo che i primi quattro, cinque minuti dopo un arresto cardiaco sono fondamentali per salvare la vita della vittima e per scongiurare esiti permanenti», spiega Ferrer.
PREVENZIONE – Sembra in effetti l'uovo di Colombo, ma quanto costano questi utili braccialetti “anti-infarto”? «Una volta migliorati i prototipi, il braccialetto, il monitor e le antenne per la trasmissione dati non dovrebbero costare più di 20mila euro: meno dei 180mila euro necessari per fare controlli cardiovascolari a tappeto ogni settimana a una squadra di 25 calciatori professionisti», risponde Ferrer. Certo però non è una spesa che per il momento potrà essere sostenuta dai ragazzini delle squadre primavera né tantomeno da chi pratica sport per diletto; in futuro forse i braccialetti saranno più economici, per ora occorre affidarsi alla prevenzione che, come ammette lo stesso Ferrer, nel nostro Paese è davvero all'avanguardia: «L'Italia è l'unico Paese ad aver messo in atto ormai da decenni controlli cardiaci sugli atleti, attraverso elettrocardiogrammi ed ecocardiogrammi sotto sforzo: grazie a questo l'incidenza di morte cardiaca improvvisa sui campi da gioco è scesa dell'89 per cento». In Italia i casi di morte cardiaca improvvisa correlata allo sport riguardano soprattutto il calcio (44 per cento dei casi) e a seguire il basket (10 per cento). E se potessimo accorgerci per tempo che il cuore di uno sportivo sta andando in sofferenza potremmo salvare i circa mille under 35 che ogni anno muoiono per morte cardiaca improvvisa, spesso proprio mentre praticano sport o dopo una competizione.